Filippo Lovato
echi

Angela Hewitt ha perso il “compagno di una vita”, il suo Fazioli

La celebre pianista canadese piange la perdita del suo pianoforte gran coda da concerto, un raro esemplare di Fazioli F278 con quattro pedali. Era il suo pianoforte per l’Europa e per le registrazioni dei CD degli ultimi 17 anni: un errore dei trasportatori non ha dato chance al prezioso strumento, che ora è nel “paradiso dei pianoforti”.

Angela Hewitt e Glenn Gould non sono accomunati solo dall’origine canadese, la vocazione pianistica e la devozione a Bach. A entrambi è accaduta la disgrazia di veder rovinato il proprio pianoforte. Nell’un caso, quello di Gould, si poté procedere a una riparazione, nell’altro, come scrive Hewitt su Facebook, “the piano is not salvageable”.
Il 9 febbraio scorso la pianista canadese condivide sul social network il suo dolore per l’irreparabile perdita, avvenuta a fine gennaio, dell’amato Fazioli F278, unico esemplare con i quattro pedali riservati di norma ai modelli F308.
“Al termine – scrive Hewitt – della mia più recente sessione di registrazione (per le Variazioni di Beethoven, a Berlino), quando ero così felice ed euforica per il risultato finale, gli addetti al pianoforte sono entrati nella sala di registrazione (dove stavo completando il lavoro con il mio produttore) per dirmi che gli era caduto il mio prezioso piano Fazioli gran coda, da concerto. Proprio il pianoforte che ho usato per tutte le registrazioni dei miei CD realizzate in Europa dal 2003 (e, ovviamente, per molti concerti). Non ci potevo credere”. E più avanti: “Adoravo questo pianoforte. Era il mio migliore amico, il mio compagno”. La notizia è stata ripresa anche dal New York Times.
Nel 1971 di ritorno a Toronto da un concerto a Cleveland che Gould, impedito dall’influenza, alla fine non tenne, il suo Steinway CD 318 cadde da una rampa e subì seri danni. Il telaio di ghisa si ruppe in 4 punti, i tasti furono sbalzati fuori e la tavola armonica si fracassò. Hewitt racconta di gravi danni al telaio, alla struttura e alla meccanica, senza voler dire del coperchio e di altre parti del rivestimento.
Il piano di Gould fu riparato, ma la meccanica non tornò quella di prima, tanto che per la seconda registrazione delle Variazioni Goldberg di Bach, il canadese optò per uno Yamaha. Hewitt ha già scritto che tornerà a Sacile, nella fabbrica Fazioli, per scegliere un nuovo pianoforte.
È impossibile prevedere come si dirameranno le crepe del pianoforte nella pratica del pianista. Si può solo immaginare l’iniziale sconcerto dell’interprete di fronte a uno strumento che non traduce le sue intenzioni, con la fedeltà che gli faceva amare il suo predecessore, che offre un nuovo universo di suoni, simili ma non identici, a chi conosceva le minime sfumature dello strumento perduto.
L’importante è che all’insolito requiem per il Fazioli (“Spero che sarà felice nel paradiso dei pianoforti”) seguano l’elaborazione del lutto e un nuovo inizio. Anche i musicisti di successo sanno che la vita non lesina occasioni per mettersi in discussione.