Marco Bellano
audioVisioni

Un’ombra sul volto del pianista ed il trucco “mediatico” è svelato

In un video del 2010, Yefim Bronfman è ripreso dal vivo, in un concerto all’aperto a Vienna, mentre esegue lo Studio n. 2 di Franz Liszt dal Capriccio n. 17 di Niccolò Paganini. A un certo punto, la macchina da presa, su una gru, abbraccia in un avvolgente movimento a trecentosessanta gradi il pianoforte e l’interprete, senza stacchi, quasi a far da contraltare ai turbinii di note che Bronfman evoca dallo strumento (minuto 2:28). Proprio all’inizio di tale momento spettacolare, tuttavia, una strana ombra trascorre sul volto del pianista: si tratta proprio della macchina da presa, che per qualche istante intercetta uno dei fari che illuminano il palco. Non si tratta di un grosso guaio, e comunque la diretta non consente qualsivoglia ritocco; tuttavia, in quei pochi secondi l’illusione di presenza senza mediazione dello spettatore si infrange. Il “trucco” emerge, in sordina: che sia una buona occasione per interrogarsi sulla visibilità o meno dei “filtri” tecnologici mediante i quali, spesso, oggi accediamo alle esecuzioni di grandi interpreti?