Redazione
d'altroCanto

Maestro computer

L’Intelligenza Artificiale (IA) di Huawei, coadiuvata dal compositore Lucas Cantor, ha completato la sinfonia incompiuta di Schubert. Dopo aver “studiato” lo stile di Schubert, l’IA ha proposto al vaglio del compositore soluzioni per l’estensione delle parti mancanti. Secondo lo storico israeliano Yuval Noah Harari, uno dei primi terreni di applicazione dell’IA sarà proprio la musica. Il compositore virtuale sarà in grado di creare migliaia di combinazioni di note selezionando le migliori.

Ma migliori in base a cosa? Verosimilmente l’IA metterà in relazione sequenze di note e risposta emotiva degli ascoltatori. Per esempio, produrrà la musica più adatta a innescare quella reazione biochimica nota come felicità, anche soppesando le caratteristiche di chi ascolta. Non si può escludere che fra qualche decennio il computer sarà più geniale di Mozart. L’ora in cui un programma si è dimostrato più forte del miglior campione umano di backgammon, di scacchi o di go è già scoccata.

Potremmo non essere troppo lontani dal momento in cui non dovremo aspettare la benevolenza della sorte per avere un nuovo Bach. Smetteremo anche di deprecare il destino per averci sottratto prima del tempo Mozart, Schubert o Mendelssohn. Ma se la tecnologia informatica rischia di condannare i compositori a un ruolo ancillare, anche se avrà imparato a scrivere musica assimilando le loro opere, non potrà prescindere dagli strumentisti e dai cantanti. È ben più facile istruire un computer a comporre che insegnare a un robot a suonare il violino.

 

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