Filippo Lovato
echi

Bepi, il Signore delle Cime musicali, commendatore cantato in eterno

Il riconoscimento assegnato dal Presidente della Repubblica Mattarella al maestro De Marzi corona e sancisce una vita dedicata alla musica ed alla ricerca della bellezza. Mentre il suo canto più celebre è oramai patrimonio mondiale irrinunciabile.

C’è universalità nell’identità. L’esperienza artistica di Bepi De Marzi, schietta e profonda, ne dà continua testimonianza. Il fondatore del coro maschile I Crodaioli, che ha compiuto sessant’anni, l’autore di più di cento composizioni, tra le quali Signore delle cime, che risale ancora a quel fatidico 1958, è Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica.

L’onorificenza, l’affettuosa stretta di mano del Presidente Mattarella e un concerto con De Marzi e I Crodaioli al Quirinale hanno sancito l’alto contributo alla causa della musica di un cantore della montagna, che è stato anche esigente didatta e sensibile strumentista (clavicembalista e organista dei Solisti Veneti fondati dall’amico Claudio Scimone) e continua a essere carismatica guida del suo coro, arguto tessitore di prose, anche per Il Giornale di Vicenza, amico e collaboratore di scrittori e poeti come Carlo Geminiani, Mario Rigoni Stern, padre David Maria Turoldo e don Giovanni Costantini. Signore delle cime si è diffusa nei cinque continenti a prescindere dalle tournée dei Crodaioli. Ne sono state realizzate traduzioni, la si è ascoltata anche in giapponese. In tanti luoghi, per tante persone, Signore delle cime è un canto popolare, non il lavoro di un musicista di Arzignano che vi si impegnò, a ventitré anni, una sera per “un quarto d’ora, forse venti minuti”, in ricordo di un giovane alpinista suo omonimo, travolto da una slavina, Bepi Bertagnoli.

Pochi artisti, forse nessuno oltre a De Marzi, possono aspirare a tanto: apprendere, mentre sono ancora in vita, che una loro creazione partecipa della terrena eternità delle cose umane di cui non si riconosce un inizio e di cui non si immagina una fine, che si fanno elementi di un panorama dei quali non si può concepire l’assenza, elementi singolari e universali come il profilo di una vetta.

Grazie Bepi.