Giovanni Costantini
audioVisioni

Haydn racconta un fermo immagine che passa

L’immagine è fissa e la qualità audio non è particolarmente felice. Due buoni motivi per non rientrare in una rubrica denominata audioVisioni, soprattutto nell’era dell’hd.
Tuttavia il cinema ci insegna che un video è fatto di una successione di sequenze e che la fotografia non è secondaria. In questo caso è, per l’appunto, un fermo immagine. Un fermo immagine che cattura qualcosa di così palpabile e al tempo stesso lontano, come la musica che lo accompagna.
Il violoncellista cremonese Giovanni Gnocchi è rivolto, quasi proteso, verso l’Orchestra del Teatro Olimpico, che lo accompagna con delicatezza. Sono al centro di una piccola arena di pubblico, coi musicisti quasi stipati in un cerchio di luce. Un abbraccio che tanto manca: era solo il 5 ottobre del 2019, nemmeno due anni fa. Eppure tutto è cambiato.
La musica è quella dell’Adagio Cantabile della Sinfonia n. 13 di Haydn che Gnocchi e la OTO hanno proposto al pubblico quale bis del concerto tenuto allo Stradivari festival. Per quanto si tratti di una sinfonia, assoluto protagonista di questo movimento (il secondo dell’intera opera) è il violoncello solista a cui è affidata una melodia sinuosa e dolce, in un dialogo discreto con gli altri archi. Sembra chiedere attenzione per la storia che sta narrando, con dolcezza. L’apertura è lieve, il finale anche: nel mezzo un passaggio in minore, un moto d’animo, un momento. Passerà, tornerà.