Tante buone ragioni per andare ad un concerto, e qualche piccola regola da rispettare. Società del Quartetto e Orchestra del Teatro Olimpico informano sulle buone norme di condotta in sala nel rispetto degli artisti e del resto del pubblico: perché una zip può far evaporare l’epifania della musica…
Uscire di casa, incontrare gente, bere qualcosa al bar del teatro sono ragioni più che valide per andare ad un concerto. Anche un gelato dopo lo spettacolo lo è. Lo è anche il succulento piacere di dire “No, questa sera non vado ad un concerto”. Suscitare ammirazione, invidia o emulazione sono ottime ragioni per andare a un concerto. Evitare una cena di lavoro, una cena coi colleghi di lavoro in cui non si dovrebbe parlare di lavoro, una cena con la suocera, una cena con i genitori dei compagni di classe dei figli, una cena in cui lui o lei devono dire che non potranno continuare la relazione con lei o lui, una cena in cui non si può rifiutare un piatto indigesto di cui i padroni di casa sono orgogliosi, tutte queste sono buone ragioni per andare ad un concerto. Se ne potrebbero aggiungere centinaia, anche evitare la coscrizione obbligatoria o un matrimonio combinato, se servisse, sarebbero buone ragioni per andare ad un concerto. Però, tra le possibili ragioni, o combinazioni di ragioni, che inducono una persona a trasferirsi in un teatro o in una sala da concerto, si dovrebbe annoverare anche la seguente: ai concerti si va per ascoltare la musica. O almeno, anche per ascoltare la musica.
L’impalpabile fantasma della musica, quel gigantesco ectoplasma che sfiora invisibile i timpani di tutti, si manifesta però in particolari occasioni, se il rito si perfeziona secondo una precisa liturgia che ammette tante libertà ma prevede, inevitabilmente, anche qualche divieto. Il medium o i medium sul palco possono impegnarsi al massimo per instaurare un contatto con l’entità musica, per fare da catalizzatori affinché lo spirito della musica trovi il modo di materializzarsi al pubblico, ma l’evocazione è votata al fallimento, se il pubblico non partecipa al rito.
La Società del Quartetto e l’Orchestra del Teatro Olimpico, in ogni programma di sala, informano sulle condizioni che devono essere create affinché la musica si manifesti. Niente foto o registrazioni, niente suonerie, niente colpi di tosse o crepitii di carte da caramelle. Ma anche, si può aggiungere, niente starnuti, bisbiglî, respiri pesanti, gole che si schiariscono, ombrelli che cadono, tessuti che frusciano, cerniere lampo che sgranano dentini di metallo. Niente rumore. O il meno possibile. Perché il rumore dissolve lo spirito della musica con la stessa letale rapidità con cui un raggio di sole incenerisce un vampiro.
Una semplice regola può riassumere un dettagliato elenco di prescrizioni riguardanti cosa fare e cosa non fare per assecondare l’epifania della musica: una persona non va ad un concerto solo per ascoltare la musica, ma anche per consentire a quanti altri sono con lei nella sala di ascoltare la musica. Il che, peraltro, è la ragione migliore per andare a un concerto.