Mario Lanaro
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Iván il creatore, Gardiner il radicale

Assistere ad un concerto può essere un’esperienza “trasformante”, soprattutto per un musicista: le sensazioni si imprimono ad un livello profondo e restituiscono ora emozioni, ora valutazioni estetiche. Accogliamo la prospettiva e le considerazioni del maestro Mario Lanaro sui due recenti eventi internazionali ospitati al Teatro Olimpico di Vicenza.

Fischer, Gardiner… e il Teatro Olimpico, spettacolo nello spettacolo, bellezza nella bellezza.
Ogni volta Iván Fischer inventa. Col Falstaff, col grande Claudio (Monteverdi, ndr), ora con Britten. E incanta, vuole renderti partecipe, ti chiama vicino a lui, sul podio, e ti racconta “Sai, dirigere è fantastico, è il lavoro più bello del mondo!”. Vorrei passare una sera a cena con lui e chiedergli della sua versatilità: nel 2019 a Berlino l’ho ascoltato con i Philarmoniker a dirigere Prokofiev e Schostakovic, e dopo pochi giorni nel suo Orfeo a Vicenza, dove alternava la bacchetta al continuo.
“Il giro di vite” è un pagina che non si incontra facilmente nei cartelloni dei nostri teatri. Scelta coraggiosa, ma che conferma l’alto livello di proposte della Società del Quartetto di Vicenza. Alla fine del secondo atto tanti applausi, tanti e calorosi: a chi saranno andati? Alla musica e all’orchestrazione (un compositore fa nottata tra quelle pagine), alla bellezza delle voci solistiche (sorprendenti i due bambini, ma bravissimi tutti), alla direzione e all’orchestra, ai costumi, alla regìa e alle trovate sceniche in uno spazio difficilissimo da trasformare? Una bella gara, ma già dopo poche note ci si rende conto di trovarci davanti ad una grande opera, magnificamente architettata: e quindi… Britten!

E Gardiner? Sì, è lui, con i suoi tempi impossibili, con un coro che ha dell’incredibile. Chi, come me, è cresciuto ascoltando Karl Richter con i vinili argentati dell’Archiv, l’approccio con il Bach ridisegnato dalla radicalità di Sir John Eliot Gardiner è stato uno shock. Quelle semicrome nell’Oratorio di Natale… erano poi le stesse? Gardiner impone, rimette in discussione i metronomi, le articolazioni, i fraseggi. Le durate delle sue esecuzioni sono quasi sempre più corte delle precedenti. Arriva ad una trasparenza, ad un nitore incredibili, quasi una radiografia della partitura: una vetrina dove la merce esposta è fin troppo illuminata. Eccessivo? Però ti prende, e poi, quando si è anche esecutori, c’è poco da fare, ci si lascia ammaliare dal brivido della velocità a tutti i costi, da un livello esecutivo che abita ad un piano superiore, altre galassie. Gardiner ci dà delle ragioni per amarlo e altre per disapprovarlo. Non commuove, ma stupisce e stupisce ancora. Da sempre la grande avventura della Musica ha conosciuto chi vive il proprio tempo, sublimandolo. Altri, invece, compositori, esecutori, direttori (oggi potrebbe essere Teodor Currentzis) inventano nuovi percorsi nel linguaggio, nell’esecuzione e interpretazione mettendo alla prova le nostre convinzioni. Gardiner ci ha messo alla prova fin da subito, lo fa ancora oggi, ma ad ascoltarlo ci andremo ancora.

Mario Lanaro, docente di Conservatorio in pensione, divulga la musica non solo come attività accademica, ma come impegno quotidiano nella direzione di cori, in seminari per direttori e insegnanti, creando progetti innovativi. Nel 1998 ha inventato “Scrivi che ti canto”, un concorso di poesia da musicare per la scuola: antologie, corsi e videolezioni su web.
Fa parte di giurie di canto corale e composizione a livello nazionale ed internazionale. Le sue composizioni e vengono eseguite in concerti e concorsi internazionali (pubblicate da Sikorski, A Coeur Joie, Carrara). Ha composto “La fabbrica di cioccolato” da R. Dahl (2011, Teatro Malibran, Venezia); nel 2017 “L’Annunciazione”, cantata mariana su poesia di P. P. Pasolini. Nel 2022 ha portato in scena la commedia musicale “A Fiordiraso”.
All’esperienza quarantennale come docente ha affiancato la direzione di coro e orchestra, di ensemble vocali e strumentali. Con l’Editore Carrara di Bergamo ha pubblicato nel 2012 il metodo “Esperienze Corali”, adottato ormai come testo di riferimento in vari conservatori.