Paolo Meneghini
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La fantasia e la storia del Trio Debussy per Haydn, Brahms e Fauré

Grande musica da camera sabato 15 maggio al Teatro Comunale di Vicenza per la rassegna Suoni di Primavera promossa dalla Società del Quartetto. Sul palco c’è la più longeva formazione italiana in trio: da Torino, il Trio Debussy. Tre proposte di importanti autori che segnarono un’epoca e dedicarono pagine sublimi alla scrittura per violino, violoncello e pianoforte.

Prosegue al Teatro Comunale di Vicenza la rassegna musicale Suoni di Primavera proposta dalla Società del Quartetto all’indomani della riapertura delle sale da concerto in tutta Italia.
Sabato 15 maggio alle ore 20 sono in arrivo da Torino il violinista Piergiorgio Rosso, la violoncellista Francesca Gosio e il pianista Antonio Valentino che dal 1989 danno vita al Trio Debussy, la più longeva formazione italiana del genere e uno dei rari trii a tempo pieno del panorama internazionale.
Formatosi alla scuola del mitico Trio di Trieste e del viennese Trio Altenberg, il Debussy si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica internazionale già nei primi anni Novanta con il debutto alla Grosser Saal del Musikverein di Vienna. Risalgono a quel periodo anche il secondo posto al Concorso Gui di Firenze e la vittoria al Concorso internazionale intitolato al Trio di Trieste.
Il Trio Debussy ha al suo attivo centinaia di concerti per le più importanti organizzazioni musicali in Italia e all’estero, nonché un repertorio che conta più di 170 opere da Mozart ai nostri giorni, 30 delle quali scritte appositamente per la formazione ed eseguite in prima assoluta.
Da sempre aperto a nuovi progetti con altre realtà musicali, l’ensemble ha un rapporto privilegiato con l’Unione Musicale di Torino e ha collaborato da vicino anche con il gruppo gypsy jazz Manomanouche e con il cantautore Paolo Conte, che gli ha dedicato alcune composizioni originali.

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Il concerto di giovedì si apre sulle note del Trio in Do maggiore op. 86 n. 1 di Joseph Haydn che appartiene alla produzione matura dell’autore austriaco, noto soprattutto per la straordinaria produzione sinfonica e per quartetto d’archi. Non meno interessanti sono i suoi lavori – una trentina di numeri d’opera – per pianoforte, violino e violoncello che si distinguono per un’inventiva brillante ed esuberante con soventi passaggi virtuosistici affidati al pianoforte.
Il secondo autore proposto è Gabriel Fauré, il più autorevole compositore francese post romantico. Quando inizia a scrivere il Trio in Re minore, nel settembre del 1922, Fauré ha 77 anni e dopo un periodo difficile dovuto a malanni di salute si fa cogliere dall’ispirazione vergando per primo l’Andantino centrale del pezzo, che inizialmente prevedeva il clarinetto al posto del violino. Ultimato l’anno seguente ed eseguito per la prima volta in forma privata, il brioso Trio Op. 120 ebbe qualche mese dopo ufficiale consacrazione nell’interpretazione di tre sommi musicisti dell’epoca come Cortot, Thibaud e Casals.
In finale di serata c’è Johannes Brahms con il Trio in Do maggiore Op. 87. Anche in questo caso si tratta di un lavoro venuto alla luce negli anni della piena maturità del suo autore, in particolare fra la stesura della Seconda e della Terza Sinfonia. Capolavoro indiscutibile che risalta la maestria compositiva raggiunta da Brahms, il Trio debuttò in pubblico a Vienna nel marzo del 1883 riscuotendo grande successo fra i presenti.