Giovanni Costantini
laNota

Se il ritmo è insostenibile…

Un’amica che vive in provincia mi ha raccontato che sua nipote, brava e appassionata allo studio, dopo una prima esperienza di un periodo, ha scelto di rimanere a studiare all’Università di Catania, perché – a detta della ragazza – “lì hanno ritmi più tranquilli”. E non si riferiva ai ritmi d’insegnamento o di studio dell’ateneo, bensì a quelli della città e della gente che la vive; meno stress, più tempo per le relazioni, meno frenesia rispetto all’operoso Veneto che le ha dato i natali.

Il racconto si presta a strumentalizzazioni e sorrisini dai quali mi sottraggo immediatamente: il punto non è confrontare il PIL delle due regioni o la qualità degli atenei. A questo ci pensano già le statistiche. Quello che le statistiche non ci dicono è la notizia insita nella storia: pur amando la crescita personale e, probabilmente, anche una carriera futura, una teenager sceglie “altri ritmi”, più lenti. Come quantità e qualità non vanno spesso d’accordo, nemmeno velocità e profondità si sposano facilmente.

Il concetto di ritmo, componente identitaria nella musica, ha una sua declinazione nel quotidiano di ciascuno: ecco perché prendersi una pausa – almeno ogni tanto – fa bene. E nell’era della fibra super-veloce la pausa è qualcosa che si “ruba”. Altro termine musicale, il rubato. Ecco allora gli smart-box dai titoli accattivanti: “Week-end benessere”, “Serata per due”, “Fuga romantica”. Sfogliati attentamente, sia quelli cartacei che nel web. Niente da fare: non c’entrano né le fughe di Bach né la musica romantica di Fauré, la serata per due non è a concerto e nel “Week-end benessere” c’è di tutto, ma mai un teatro. L’unica “suite romantica” in offerta è una camera d’albergo.

Allora, o gli smart-box sono stati inventati per far prendere una pausa dal lavoro ai musicisti o ci stiamo perdendo qualcosa, e non è detto che la colpa non sia anche delle Fondazioni teatrali e delle associazioni concertistiche, incapaci di inserirsi in molti nuovi contesti, attraenti o meno. Ma sul fatto che la musica e che una serata a teatro diano benessere, relax e “respiro umano” non dovrebbero esservi dubbi. Ce lo dice anche il Quartetto di Cremona nell’intervista pubblicata in questo numero: «Attenti ragazzi, persone “ignoranti”: la musica è emozione ed è un dono per tutti, non lasciatevi sfuggire qualcosa di bello, di grande!».

Proprio per tutti o per una élite? I musicisti del Quartetto di Cremona danno la loro simpatica risposta. Ma potrebbe valere anche quella che ci riporta l’amico Bepi De Marzi, citando Rigoni Stern: si ama ciò che si capisce.

Se non lo prevedono ancora i pacchi-vacanza, facciamolo noi: regaliamo benessere sotto forma di musica, facciamo capire e amare l’arte. Faremmo scoprire che la bellezza di un concerto è contagiosa, dà energia e “ritmo”. Come ebbe a dire Oscar Levant all’agente che gli contestava un eccesso di velocità: «È impossibile ascoltare l’ultimo tempo della settima sinfonia di Beethoven e andare piano!».

 

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