Giovanni Costantini
laNota

La società ha bisogno della musica, non il contrario

La bambina è in braccio alla mamma, in fondo alla sala. Sorriso dolce e boccoli spumeggianti, avrà su per giù due anni. Quando i musicisti fanno il loro ingresso, la sua vocina è già un sottofondo in orecchio ai presenti: poche parole, sottovoce, di tanto in tanto, vicino all’orecchio della sua mamma. I primi suoni suscitano in lei la meraviglia di chi scopre, per la prima volta dal vivo, che un clavicembalo ed una tiorba, per quanto grandi, fanno dei suoni corti ma risonanti e che i violini ed il violoncello sono pieni di curve e le loro voci sono ora acute ed ora basse. Tanto stupore non può essere contenuto, e così la vocina torna a farsi sentire, breve e controllata, ma pur sempre presente: non sono capricci e nemmeno urletti di esaltazione. È il dialogo della conoscenza.

Ma è a questo punto che una bianca permanente si volta a redarguire i genitori con uno stizzito “adesso basta però”. I due giovani hanno il buon senso di non replicare e, chi scrive, con essi. Il concerto, pomeridiano, è di presentazione di un cd, ad ingresso libero, di breve durata, in una sala di palazzo: niente palcoscenici, niente buio, niente biglietto. Il violinista del gruppo presenta ogni brano, rapidamente e con simpatia: un inquadramento storico, una battuta di spirito, un paragone, per farsi capire da tutti ed avere l’attenzione di tutti.

Certo, è pur sempre un concerto e la musica si gode in silenzio, come qualunque dialogo che si rispetti. E, dunque, chi ha ragione? La signora che quel silenzio pretende o la giovane coppia che porta la bimba a sentire buona musica?

Chi scrive pensa che qualcuno dovrebbe avere l’impietoso coraggio di dire all’ottuagenaria che, oltre ad esserci concerto e concerto, momento e momento, in questo tempo, nel nostro Paese, la musica ha più bisogno di una bimba che di lei, dovendo proprio scegliere.

Che poi, in verità, la musica non ha bisogno proprio di nulla: essa esiste indipendentemente da chi l’ascolta o non l’ascolta. È la società – ed in essa i musicisti, intesi come esecutori professionisti, lavoratori – ad aver bisogno della musica e, quindi, di un pubblico “rinnovabile” che la apprezzi e la ami, che ne senta la necessità.

Della musica cosiddetta “classica” come di un patrimonio da condividere se n’è parlato al “Preludio di Stagione” organizzato dall’Associazione Filarmonica di Rovereto: un incontro pubblico al quale sono intervenuti direttori artistici, musicisti ed operatori culturali da varie parti del Nord Italia. Un’occasione per confrontarsi e capire dove si sta andando.

Festival, concerti per le famiglie, rassegne per i ragazzi, eventi cross-over, abbonamenti agevolati, spettacoli all’aperto, esecuzioni in jeans e maglietta, prove aperte, lezioni-concerto… Se questa è la strada da seguire perché la buona musica raggiunga nuovi cuori, altre menti, libere anime, ciò presuppone che queste siano in circolazione.

 

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