Giovanni Costantini
laNota

L’influenza peggiore non è da Coronavirus

Pare che, mentre decine di bambini muoiono nelle acque che separano guerra e distruzione dalle isole in cui andiamo a fare le vacanze, tre giovani siano morti nell’acqua della piscina di una nota influencer di Mosca, dopo avervi buttato del ghiaccio secco perché “era troppo calda”, con conseguente inalazione di fumi tossici.
Cosa c’entra questo con la musica, di cui si dovrebbe qui dissertare?
A sentire il violoncellista e compositore Giovanni Sollima, c’entra eccome. Perché il musicista deve vivere nella realtà che lo circonda, porsi delle domande e anche rispondervi, con la sua arte: “La vita del musicista non deve essere trascorsa all’interno di una bolla di cristallo”, afferma Sollima nella chiacchierata fatta con MusiCare.

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Che la musica, anche classica, può raccontare il presente e far riflettere sul mondo che ci circonda, lo ricorda anche una bella pagina scritta qualche anno fa dal compositore scledense Giovanni Bonato: s’intitola Aylan e racconta in suoni le suggestioni che può aver vissuto nelle ultime ore di vita quel corpicino di cinque anni sbattuto dalla marea e arenato su una spiaggia. Il brano è dedicato ad ogni piccola vittima innocente e ha lo stesso incedere del lied Erlkönig di Schubert, che pure narra del rapimento mortale di una giovane creatura.

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E se chiedessimo a Beethoven?… cosa direbbe il maestro di questi paradossi sociali?
La domanda, quando si parla di attualizzazione del messaggio musicale, è sempre d’obbligo. Una lettura attenta e aggiornata della figura di Beethoven ha smentito l’immagine del cerbero chiuso al mondo, esaltando anzi l’uomo prima dell’artista. Un uomo con le sue debolezze e la sua forza di reazione, con una weltanschaung spiccatamente sociale.
Si può tranquillamente affermare che Beethoven, attraverso la sua musica, mirava ad influenzare la società nella direzione di un Bene supremo e di una fratellanza tra le persone ai quali egli per primo tendeva. Un influencer d’altri tempi?
No. Nell’artista il messaggio è di contenuto. Passa attraverso una forma estetica ma porta in sé un contenuto. Non punta a far desiderare e a vendere qualcosa ma cerca semmai di emozionare e far riflettere, a far essere. Non ha bisogno di farsi fotografare nudo a bordo piscina a -10 gradi per far comprare quel costume da bagno… Non spreca e non offende il valore della vita.
Il concetto stesso di influencer è spaventoso, in quanto è l’esatto contrario del pensare con la propria testa: lasciarsi influenzare è l’ultima cosa che dovrebbe fare una società matura.
Chissà che oltre ad estirpare il Coronavirus – del quale non volevo parlare, e ci sono riuscito – sia la volta che si mettono in discussione influenze anche peggiori.

*Michele Sguotti, viola – Filippo Maria Bressan, direttore – Orchestra dell’Accademia Musicale di Schio

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