Paolo Meneghini
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L’ultimo valzer, 99 volte

«Nessun compositore è stato al mio fianco così intensamente come Ludwig van Beethoven e nessuna delle sue opere è diventata un leitmotiv della mia vita come le sue Variazioni Diabelli: da sessant’anni a questa parte “L’ultimo valzer” di Beethoven è stato sempre con me, so di averlo eseguito in pubblico 99 volte». Parole del rinomato pianista austriaco Rudolf Buchbinder, che lunedì 21 novembre inaugura al Teatro Comunale di Vicenza la stagione di concerti della Società del Quartetto.

Sarà Rudolf Buchbinder ad inaugurare lunedì 21 novembre al Teatro Comunale di Vicenza la nuova stagione di concerti della Società del Quartetto. Il pianista austriaco, considerato fra gli interpreti di riferimento del repertorio beethoveniano, proporrà il suo “Diabelli Project” che nel 2020 Deutsche Grammophon pubblicò in due CD in occasione dell’anniversario per i 250 anni di Beethoven.
L’originale progetto che ora Buchbinder sta portando anche nelle sale da concerto, mette al centro l’Op. 120 di Beethoven – le Variazioni su un Valzer di Anton Diabelli – cui fanno da contorno le Variazioni che sullo stesso tema hanno scritto compositori dell’epoca di Beethoven (fra gli altri Schubert, Liszt e Czerny) e, su invito di Buchbinder, autori dei nostri giorni come il premio Oscar Tan Dun, il giapponese Toshio Hosokawa, Jörg Widmann e l’australiano Brett Dean.
La storia delle celeberrime Variazioni Diabelli nasce da un concorso che l’editore Cappi & Diabelli lanciò nel 1819 fra gli “eccellenti compositori e virtuosi di Vienna” per realizzare, ciascuno di loro, una Variazione su un Valzer di 32 battute scritto da Anton Diabelli, uno dei soci della ditta. Mentre tutti gli altri compositori coinvolti si attennero al compito di scrivere una sola Variazione – alla fine furono scelti e pubblicati 50 lavori – Beethoven fece corsa a parte presentandone ben 33, edite separatamente da Cappi & Diabelli nel 1823 come Opus 120. L’opera è tra le più importanti di Beethoven e tra le più ampie del genere. Ricche di spunti tecnici, di motivi melodici e ritmici, di humor, di tante differenti modalità espressive, le sue Variazioni svelano un mondo interiore quanto mai vario attraverso una serie di immagini musicali originali e brillanti.

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«Nessun compositore è stato al mio fianco così intensamente come Ludwig van Beethoven – confessa Buchbinder – e nessuna delle sue opere è diventata un leitmotiv della mia vita come le sue Variazioni Diabelli. Da sessant’anni a questa parte “L’ultimo valzer” di Beethoven è stato sempre con me». E aggiunge: «mio zio, che ha sostenuto il mio talento musicale fin da quando ero giovane, annotava le mie esibizioni in un raccoglitore ad anelli, un’abitudine che ho coltivato anche dopo la sua morte. È così che so di aver eseguito in pubblico il ciclo di Diabelli esattamente 99 volte prima dell’anniversario di Beethoven del 2020. Per me le Variazioni sono forse la sua opera più esaltante. Musica nella Musica».

Classe 1946, Rudolf Buchbinder è unanimemente considerato uno dei grandi interpreti del nostro tempo. Il suo vastissimo repertorio spazia dalla musica per pianoforte solo, a quella da camera, ai Concerti per pianoforte e orchestra che abbracciano varie epoche.
La serie “Bunchbinder: Beethoven” pubblicata di recente da Deutsche Grammophon per i suoi 75 anni raccoglie le 32 Sonate e i 5 Concerti per pianoforte e orchestra.
Nel 2014 è stato il primo interprete a presentare tutte le Sonate di Beethoven nel corso di un unico Festival: quello di Salisburgo. Anche i Concerti beethoveniani rappresentano un progetto unico nel genere. Registrate al Musikverein di Vienna, le esecuzioni hanno visto la partecipazione di cinque grandi orchestre guidate da altrettanti autorevoli direttori: la Gewandhaus con Nelsons, i Wiener Philharmoniker con Muti, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks con Jansons, i Münchner Philharmoniker con Gergiev e la Staatskapelle Dresden con Thielemann.
Reduce da una tournée europea con la Deutsche Radio Philharmonie, con il concerto di lunedì al Comunale Buchbinder riprende a proporre l’amatissimo Diabelli Project, che nei prossimi giorni presenterà al pubblico della Tonhalle di Zurigo e della Philharmonie di Berlino. In gennaio sarà in tour con la Israel Philharmonic Orchestra, in febbraio e marzo con la Budapest Festival Orchestra di Iván Fischer e nel mese di maggio sarà in Cina con l’integrale delle Sonate di Beethoven.
Come da tradizione, il concerto che inaugura la stagione della Società del Quartetto è dedicato alla memoria del marchese Giuseppe Roi, che del sodalizio vicentino è stato presidente, consigliere e generoso sostenitore per molti anni.