Quattro clavicembali per gli affetti ed i virtuosismi della Toccata

Il giovane clavicembalista romano Andrea Buccarella, nel suo primo disco da solista, affronta un’intelligente antologia di toccate, una delle forme più libere e pirotecniche che la musica antica conosca. La toccata pare obbedire solo all’estro dell’autore, alle sue doti d’improvvisazione, tanto ammirate al tempo quanto trascurate oggi, al suo desiderio di stupire con sfoggi di virtuosismo che sancivano la sua caratura di musicista.
Si può quasi pensare che la scrittura di una fuga, come la soluzione di un cruciverba, nel suo periglioso gioco d’incastri, appaghi il compositore, anche senza l’approvazione di un pubblico. Ma una toccata senza chi l’ascolta sarebbe esercizio vano.
Nel booklet, l’interprete ricostruisce l’evoluzione della toccata, dagli esordi veneziani a metà del Cinquecento, al suo primo diffondersi nel nord Europa, per trovare con Frescobaldi nuove possibilità espressive e passare di mano in mano fino a Bach, dove giunge “al suo massimo splendore”.
Quattro diversi clavicembali, due italiani, uno fiammingo e uno tedesco, sono stati impegnati per eseguire con il giusto scrupolo filologico le undici toccate della tracklist firmate da Merulo, Sweelinck, Picchi, Frescobaldi, Rossi, Froberger, Kerll, Wechmann, Buxtehude, Reincken e Bach. Identica è però la concentrazione di Buccarella nell’affrontare i brani.
Complice una presa di suono ricca e ravvicinata, il clavicembalista romano offre una lettura convincente che bilancia l’esaltazione del contenuto virtuosistico con l’espressione degli affetti.