Marco Bellano
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Sacre e profane, melodiche e armoniche: le sonate e partite per violino di bach

Si conclude il viaggio nel repertorio per violino solo prodotto dal genio di Lipsia andando oltre le “regole” del tempo e, quasi, le possibilità fisiche dello strumento. Suyoen Kim completerà il ciclo esecutivo per il Quartetto eseguendo la prima Partita e le Sonate n. 2 e 3.

Si può discutere, su quale sia la migliore composizione per violino d’ogni tempo; è certo, però, che tra le contendenti apparirebbero le Sonate e Partite per violino solo di Johann Sebastian Bach. Si tratta, infatti, di composizioni che sfidano la natura dello strumento, apparentemente melodica: essa darebbe il meglio, cioè, eseguendo temi che si snodano nota dopo nota, in una sola “dimensione”, per così dire. L’accompagnamento, quindi, dovrebbe essere affidato a un altro strumento, come il pianoforte. Bach, invece, riuscì a creare linee melodiche capaci di far arrivare all’orecchio l’illusione della “profondità” armonica, come se il violino accompagnasse se stesso. Per ottenere questo effetto, la scrittura del compositore dovette farsi sapiente e complessa, come è appunto in questa raccolta datata 1720, creata da Bach probabilmente per il principe e mecenate Leopoldo di Anhalt-Cöthen. La corte presso cui Bach lavorava era di fede calvinista; questo rendeva praticamente nulli gli obblighi relativi alla scrittura di musica religiosa, non richiesta durante le celebrazioni, lasciando così all’artista ampi spazi per approfondire la musica strumentale solista e da camera. Anche se forse le Sonate e Partite possono essere state in parte ideate quando Bach lavorava ancora a Weimar (1708-1717), la loro organizzazione formale rivela un progetto unitario: si alterna regolarmente una Partita dalla lunghezza variabile a una Sonata in quattro movimenti, il che, secondo le convenzioni dell’epoca, significava far avvicendare il profano al sacro: alle danze delle Partite rispondeva la struttura “da chiesa” delle Sonate, aperte da un riflessivo e solenne movimento lento.
Il 15 aprile, Suyoen Kim concluderà la sua personale lettura delle Partite e Sonate con la Partita n. 1 e le Sonate n. 2 e 3. Un’attenzione tutta speciale, in questa seconda parte del ciclo, merita la Fuga della Sonata n. 2, il suo secondo movimento: si tratta probabilmente di uno dei vertici del repertorio violinistico al tempo di Bach, visto che riesce a simulare un dialogo tra più voci simultanee, chiedendo all’esecutore, a volte, di usare contemporaneamente tutte e quattro le corde dello strumento.

 

2,2 MILIONI DI EURO IN MANO…

Suyoen Kim suonerà un violino illustre: lo Stradivari “Ex-Croall” del 1684, creato dal maestro liutaio di Cremona un anno prima della nascita di Johann Sebastian Bach. Lo strumento, concesso in prestito all’interprete, ha attualmente un valore venale che ha raggiunto i 2,2 milioni di euro, in occasione dell’ultima asta di cui è stato protagonista; deve il suo nome al collezionista William Croall, che lo acquistò nel 1845 dalla Contessa di Seafield. Nel 1906, poi, il violino passò ad altri collezionisti, tra cui Frederick Smith, fino ad arrivare nel 1908 a Robert Finnie McEwen, che lo comprò per 553 sterline (oggi sarebbero 200.000) per la figlia di otto anni Katherine, futura contessa di Scarbrough. Dal 1968, il violino è passato tramite varie aste ad altre proprietà; è stato suonato da solisti come Frank Peter Zimmermann (dal 1985 al 1990) e Alexander Gilman (dal 2006 al 2008).