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Saranno famosi?

In vista del loro concerto di diploma in Direzione d’orchestra che terranno con la OTO, abbiamo rivolto qualche domanda ai due allievi del maestro Giancarlo Andretta che saliranno sul podio del Teatro Comunale di Vicenza. Ecco le loro risposte sul programma del concerto, la Direzione d’orchestra e lo studio.

Alex Betto e Jacopo Cacco sono i due allievi della classe di Direzione d’orchestra del maestro Giancarlo Andretta, in seno al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, che domenica 12 dicembre dirigeranno la OTO al Teatro Comunale di Vicenza. Per il pubblico sarà un concerto fuori stagione, per loro sarà il concerto di diploma in Direzione d’orchestra, un arrivo ed una nuova partenza. Nelle loro parole, raccolte da MusiCare, la presentazione del concerto ed il senso che acquisisce per loro.

Quale brano dirigete al concerto e perché l’avete scelto?

AB: Dirigerò Die Grosse Sinfonie di Franz Schubert, La grande. L’ho scelta tra alcune proposte fatte dal maestro Andretta perché è una sinfonia che mi piace molto e può mostrare molti aspetti della direzione d’orchestra, oltre che della musicalità e del carattere di un direttore.

JC: Il mio programma musicale non è eseguito molto spesso nelle sale da concerto italiane. Proprio per questo trovo sia una bella occasione per me e per la OTO proporlo al pubblico. Il “Freischutz” di Carl M. Von Weber è un Singspiel che vide la luce nel 1821. L’ouverture da concerto mette già in evidenza i temi principali dei personaggi e delle situazioni che si vengono a creare nel corso del melodramma, mettendo in forte contrasto ambientazioni lugubri e melodie più dolci e soavi. Tutt’altra musica per Der Bürger als Edelmann (Il borghese gentiluomo) di Richard Strauss. Composto e rimaneggiato più volte dal compositore tedesco tra il 1911 e il 1917, è un meraviglioso esempio di partitura neoclassica, che si articola in più movimenti.

La pubblicità del concerto vi presenta come studenti che stanno per diventare professionisti: è effettivamente così?

JC: È la seconda volta che siamo in questa situazione: anche al diploma del triennio abbiamo diretto un concerto pubblico. Quella volta fu con l’Orchestra di Padova e del Veneto. In realtà credo che il fatto di essere un professionista sia indipendente dal titolo accademico. Ci si dimostra tali quando ci si approccia alla partitura e ai musicisti con professionalità, conoscendo la partitura che si va ad affrontare e sapendo essere una guida per i musicisti che ti accompagnano ad eseguirla.

AB: Di sicuro possiamo affermare di aver lavorato sodo con il nostro maestro, Giancarlo Andretta che ci guida da anni e ci ha fornito tutte le competenze per fare effettivamente questo mestiere. Mettiamola così: abbiamo le chiavi per poter accendere l’auto… d’ora in poi, ci basterà trovare l’auto!

VAI AL CONCERTO

Solitamente un’orchestra in concerto è diretta da un solo direttore: che sensazione provate a dover “spartire” il palcoscenico con un altro collega?

AB: È sempre interessante potersi confrontare con altri artisti e colleghi; con Jacopo abbiamo adottato molte volte questa formula con l’orchestra che abbiamo fondato assieme qualche anno fa. È utile per noi, perché poter osservare come lavora un collega ci aiuta a comprendere le nostre imperfezioni e quindi, a migliorare: per me, dunque, “spartire” il podio con un amico è un piacere e un onore.

JC: Sì, niente di nuovo per noi. Essendo ormai colleghi da diverso tempo ci aiutiamo a vicenda nell’organizzazione dei concerti. È un modo divertente di dividerci oneri ed onori.

Cosa vi ha portato alla Direzione d’orchestra?

JC: Il caso. Dopo essermi diplomato in pianoforte, poco dopo la maturità e sempre al Conservatorio di Vicenza, mi ero iscritto alla facoltà di Matematica a Padova. Poco prima della laurea ho visto il bando del Conservatorio per studiare con il maestro Andretta. La Direzione d’orchestra mi aveva sempre affascinato perché anche da studente di pianoforte ho sempre preferito il “suonare assieme” piuttosto che il suonare da solista. E i pianisti, si sa, in orchestra hanno poche opportunità di suonare… Quindi mi sono iscritto all’esame di ammissione e sono ri-entrato di nuovo in conservatorio, mentre terminavo di laurearmi.

AB: È nata come una necessità professionale: alcuni amici mi hanno chiesto di dirigere occasionalmente e mi sono prestato ben volentieri. Senza il sostegno di due care persone che ho l’onore di poter chiamare “amici” non avrei intrapreso gli studi al conservatorio: devo ringraziare il maestro Mario Lanaro, che mi ha dato le prime “dritte”, e il maestro Pierangelo Valtinoni che mi ha quasi “costretto” a fare l’ammissione al conservatorio.