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Se n’è andata l’eleganza
di Rocco Filippini,
maestro del violoncello

La settimana scorsa è giunta alla Società del Quartetto di Vicenza la notizia della morte di Rocco Filippini, violoncellista, concertista e didatta di origini svizzere ma che ha rappresentato un punto di riferimento molto importante nel panorama musicale italiano della seconda metà del ‘900. Vogliamo ricordarlo così: elegante, cortese, ironico, nobile.

Era nato il 7 settembre 1943 a Lugano ed era cresciuto in un contesto familiare dedito all’arte e alla musica (il padre è stato scrittore e pittore e la madre pianista): “Sono Rocco Filippini!” rispondeva con vivacità al telefono, con quella sua caratteristica ed elegante erre un po’ tedesca e un po’ francese, perfetta per uno svizzero.
Dopo un percorso di studio iniziato fin dalla tenerissima età e gli studi col grande Pierre Fournier, Filippini ha intrapreso una brillantissima carriera, costellata di tournée mondiali, proficue collaborazioni con i massimi musicisti della scena nazionale in Italia e internazionale e l’incisione di opere discografiche di assoluto riferimento nel circuito della musica “colta”. Celebre e di riferimento per tutti i violoncellisti resta la sua interpretazione della difficile Sonata per arpeggione di Schubert, proposta ora insieme a Bruno Canino, ora con Michele Campanella.

ROCCO FILIPPINI ESEGUE L’ARPEGGIONE

Ed è un altro importante ospite di vecchia data della Società del Quartetto a sentire molto, oggi, la mancanza del collega e amico: il violinista Salvatore Accardo, assieme al quale il maestro svizzero è stato numerose volte ospite della Società del Quartetto di Vicenza, soprattutto nell’ambito della rassegna “Notti trasfigurate”, che per oltre una decina anni è stata un fiore all’occhiello della programmazione artistica di Vicenza. Abbiamo, quindi, avuto modo di conoscerlo bene, di apprezzare le sue grandi doti artistiche e quelle umane.
Alto, elegante, cortese e dal carattere schivo ma vivo, Filippini in molte occasioni ci ha regalato momenti di contagiosa allegria grazie alla sua pungente ironia, enfatizzata dal suo modo di parlare veloce, serioso, ma allo stesso tempo sognante e con quella “erre” aristocratica che ne caratterizzava la cadenza.
Assieme a Salvatore Accardo, Laura Gorna, Francesco Fiore, Simonide Braconi, Cecilia Radic e Laura Manzini ha cesellato pagine di splendida musica nella meravigliosa cornice del Teatro Olimpico.
Ed ospiti della Società del Quartetto di Vicenza sono stati anche alcuni tra i suoi più illustri allievi: due su tutti, Giovanni Scaglione, del Quartetto di Cremona, e Francesco Pepicelli, dell’omonimo duo e oggi componente il Trio Metamorphosi.

Rocco Filippini si è spento a Lugano, probabilmente vicino al suo violoncello “Gore Booth”, ex Barone von Rothschild, strumento di Antonio Stradivari del 1710, al quale era molto legato. Ha suonato in tutto il mondo, ha insegnato alla prestigiosa Accademia Stauffer di Cremona, per lui hanno scritto opere alcuni tra i più importanti compositori italiani del ‘900, come Luciano Berio, Franco Donatoni e Salvatore Sciarrino.
La morte l’ha colto a 77 anni, non così anziano ma probabilmente soddisfatto.
È quello che ci auguriamo, nel ringraziarlo per la sua delicata presenza a Vicenza.