“La musica prodotta in cattività, dal primo Lager all’ultimo Gulag, annichilisce le ideologie totalitarie, cementa ideali e ci introduce a tempi migliori. Il musicista non mette in musica il Lager né eleva la deportazione a elemento poetico; egli piuttosto distrugge ideologicamente il Campo attraverso la musica. Il musicista deportato aspirò infatti a far crollare le mura di cinta del Campo cantando, suonando e scrivendo musica”. Francesco Lotoro
27 gennaio, Giornata della Memoria, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto. 10 febbraio, Giorno del Ricordo, solennità civile nazionale italiana, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata.
Francesco Lotoro, pianista, compositore e ricercatore pugliese, classe 1964, direttore dell’Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria, racconta a MusiCare i suoi trent’anni di ricerca e recupero della musica scritta in Ghetti, Lager, Gulag e Campi di prigionia militare dall’apertura del KZ Dachau nel 1933 alla morte di Stalin nel 1953, oggi ripercorsi con dovizia di particolari e aneddoti nel suo libro “Un canto salverà il mondo”, edito da Feltrinelli.
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MusiCare ringrazia il maestro Lotoro e la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria per la disponibilità all’intervista.