Marco Bellano
notEventi

Un giardino olimpico e la migliore delle opere, sotto uno stellato soglio

Giovedì 9 luglio primo appuntamento con Suoni d’Estate nel Giardino del Teatro Olimpico: protagonisti il Trio Quodlibet, giovane ma dalla carriera già internazionale, e gli eredi spirituali di Mozart.

Fresca musica per archi, aria aperta, una stagione luminosa e volti giovani… tutto, nel concerto in arrivo il 9 luglio nel giardino del Teatro Olimpico, sembra fatto apposta per riportare in vita il mondo spensierato degli intrattenimenti settecenteschi: quei ritrovi di classe per i quali Mozart, ad esempio, scrisse i suoi Divertimenti e le sue Serenate, che risuonavano sullo sfondo di frivole conversazioni in serate estive ormai lontane.

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Nel programma preparato dal Trio Quodlibet, tuttavia, non troveremo Mozart; nonostante questo, il compositore di Salisburgo non mancherà di essere presente. La sua impronta, infatti, è profondamente impressa nel Trio per archi Op. 9 n. 2 di Ludwig Van Beethoven, nonché nell’unico movimento completo di un incompiuto Trio in si bemolle maggiore lasciatoci da Franz Schubert. In entrambi i casi non si tratta ufficialmente di musica pensata per feste e simili; nel caso di Schubert, però, potrebbe darsi che questa pagina così luminosa e, appunto, intrisa dello spirito di Mozart, fosse stata concepita per quelle serate musicali tra amici poi divenute note come “schubertiadi”. Ad ogni modo, le circostanze della composizione ci sfuggono. Non sappiamo perché Schubert smise improvvisamente di lavorare al Trio, in quel 1816 che fu il suo «anno dell’indecisione», secondo il musicologo Alfred Einstein.

Il Trio di Beethoven, invece, ci racconta di un periodo in cui il Maestro, ancora giovane, faceva i conti con la sua ambizione, chiamando l’Op. 9 «la migliore delle mie opere», nella dedica al conte Johann Georg von Browne, funzionario della corte russa a Vienna. Non si trattava di furba retorica: in tutto furono solo cinque i Trii per archi di Beethoven, progressivamente sempre più liberi dal modello di Mozart; e in essi, effettivamente, vi sono alcuni dei momenti più belli di tutta la musica che il compositore scrisse in quel periodo, al volgere del diciottesimo secolo. Non è una cosa da poco: di lì a poco Beethoven avrebbe messo mano ai suoi Quartetti Op. 18, ma il Trio Op. 9 n. 2 sembra eguagliarli e a volte persino superarli in fantasia ed eleganza.

Sono giovani, si diceva, gli interpreti del Trio Quodlibet, ma già forti di una carriera internazionale: e in effetti, il programma del concerto include un apparente “imprevisto” che rivela un forte carattere. Si tratta di un arrangiamento cameristico delle variazioni per violino solista e orchestra che Niccolò Paganini scrisse sul tema dell’aria Dal tuo stellato soglio, dalla seconda versione del Mosè in Egitto di Gioachino Rossini. Si passa dunque dall’Austria all’Italia, e da Mozart e dintorni al Rossini dell’opera seria, rivisto attraverso il virtuosismo “diabolico” di Paganini. Le variazioni, in originale, sono uno spettacolare tour de force, che impone al solista di servirsi della sola quarta corda dello strumento; sarà sorprendente ritrovarle in versione cameristica e per giunta fuori dalle mura di un teatro, sotto quello “stellato soglio” verso cui si innalzava, idealmente, la melodia di Rossini.

Il Concerto è organizzato nell’ambito del festival Musica con Vista del Comitato AMUR, di cui Società del Quartetto di Vicenza fa parte. Clicca qui per il programma completo.