Marco Bellano
notEventi

Un viaggio immaginario con Debussy, dai ricordi ai mondi mai visti

«Quando non si hanno i mezzi per pagarsi i viaggi, non c’è altra possibilità che supplire con l’immaginazione». Lo scrisse Debussy, che il pianista americano Richard Goode propone al Comunale di Vicenza, iniziando il viaggio da molto lontano: dal Clavicembalo ben temperato di Bach, per giungere ad un’isola gioiosa…

Che Fryderyk Chopin e Claude Debussy possano idealmente “stringersi la mano”, trovandosi protagonisti di un medesimo programma da concerto, non è un fatto sorprendente: il compositore francese aveva del resto dichiarato più volte la sua incondizionata ammirazione per il collega e predecessore polacco, arrivando anche a curare nuove ristampe delle sue opere per l’editore Durand. Pare inoltre che Madame Mauté de Fleurville, ovvero colei che incoraggiò Debussy a intraprendere lo studio della musica, fosse proprio stata allieva di Chopin.
Se dunque la compresenza di Chopin e Debussy è facilmente spiegabile, cosa ci fanno Mozart e Bach nel programma approntato dal pianista americano Richard Goode per la serata del 2 marzo 2020, al Teatro Comunale di Vicenza?

In verità, è presto detto: Debussy e Chopin provavano profonda ammirazione per quei loro illustri predecessori. Si racconta che le ultime parole del maestro polacco fossero state: «Suonate Mozart in mia memoria». È inoltre noto come Chopin amasse studiare e raccomandare il Clavicembalo Ben Temperato di Bach come riferimento didattico, quando esso non era affatto “di moda”; ve ne è per giunta un’inconfondibile impronta nella struttura data da Chopin ai Preludi Op. 28.
Al di là di questo, comunque, il programma di Richard Goode sembra avere il sapore di un viaggio: la destinazione finale è L’isle joyeuse, tipico brano con cui è tradizione chiudere i recital pianistici dedicati a Debussy; scritto nel 1904, fu ispirato ad un celebre quadro di Watteau, L’embarquement pour Cythère.
Per capire il senso di questo viaggio tra paesi e stili diversi proviamo a prendere a pretesto uno dei brani che verranno eseguiti da Goode, ossia La Soirée Dans Grenade, dalla raccolta Estampes.
«Il pianoforte non lascia soltanto la sala da studio, o il salotto. Abbandona persino la sala da concerto. Diventa lo strumento poetico di uno spirito vagabondo e immaginativo, capace di afferrare e di ricreare l’anima di lontani paesi e dei loro abitanti, le bellezze sempre mutevoli della natura e le più intime aspirazioni di un mortale che scopre come un bimbo le nuove e commoventi meraviglie della creazione». Così il musicologo inglese Edward Lockspeiser descrisse Estampes, sottolineando che ormai la creatività dell’artista, finito il diciannovesimo secolo, non teneva più conto della destinazione di un’opera. Non era fondamentale ricordarsi che un dato brano sarebbe stato eseguito in un “salotto” privato o in una sala pubblica: le motivazioni dell’arte, in Debussy, trascendevano le performance e si nutrivano invece di sentimenti ed impressioni completamente personali.
Lo stesso Debussy, annunciando il completamento delle Estampes in una lettera del 3 settembre 1903, scrisse: «Quando non si hanno i mezzi per pagarsi i viaggi, non c’è altra possibilità che supplire con l’immaginazione». Ironia a parte, si nota qui un importante cambiamento nel rapporto fra musica ed esperienza di vita. Mentre la “musica di viaggio”, nel Romanticismo pieno, era il risultato di ricordi vissuti, che venivano dunque “raccontati” al pubblico mediante l’esecuzione, nell’epoca di “crepuscolo” e transizione di Debussy anche un viaggio immaginario, mai avvenuto, può diventare fonte di ispirazione.

La Soirée dans Grenade descrive una notte andalusa nella città spagnola di Granada, sul ritmo di una danza detta habanera. La caratteristica fondamentale della composizione è la presenza di una linea di “basso” ostinato che sorregge l’armonia (si dice, in gergo, un “pedale”). Curiosamente, tale espediente diede origine ad una controversia tra Debussy ed un altro grande musicista francese, Maurice Ravel: questi aveva già creato una Habanera con “pedale” nel 1895. Debussy la aveva ascoltata, e ne era rimasto suggestionato; questo non toglie che La Soirée dans Grenade sia un’opera originale, particolarmente riuscita nel tratteggiare un quadro di carattere spagnolo particolarmente vivido. Il risultato è tanto più ragguardevole se si considera che Debussy non visitò mai la Spagna, se non una volta, molto tardi nella sua vita, per assistere a una corrida a San Sebastian. Scrisse il musicista Manuel De Falla: «La forza evocatrice concentrata nelle poche pagine de La Soirée dans Grenade ha del prodigioso se si pensa che questa musica fu scritta da uno straniero guidato quasi soltanto dalla visione del suo genio […]. È proprio l’Andalusia che ci si presenta: la verità senza l’autenticità, potremmo dire, essendo dimostrabile che non c’è una sola battuta tratta direttamente dal folklore spagnolo e che, nonostante ciò, l’intero brano, fino ai minimi dettagli, fa sentire la Spagna».

**Considerata la situazione estremamente aleatoria e d’accordo con il maestro Richard Goode la Società del Quartetto di Vicenza ha deciso di sospendere il concerto di lunedì 2 marzo al Teatro Comunale di Vicenza.