Marco Bellano
audioVisioni

La logica del desiderio,
dalla sigla TV a YouTube

Le logiche del desiderio talvolta alimentano il linguaggio degli audiovisivi; se unite a quelle della musica, e al suo gioco di tensioni e risoluzioni, esse non possono che risultarne amplificate e valorizzate. In YouTube è disponibile un video dedicato all’esecuzione al pianoforte delle Suite Inglesi di Bach, da parte di Sir András Schiff, avvenuta a Budapest l’11 febbraio 2003.

I primi secondi ci lasciano ascoltare l’inizio della Terza Suite, in Sol minore, ma Schiff non si vede: sullo schermo c’è invece un montaggio di mobili inquadrature che riprendono, sovraesposti, dettagli di un pianoforte e della sua meccanica. Le immagini dissolvono fluidamente l’una nell’altra: quando vengono mostrati gli smorzatori che scattano ritmicamente in sincrono con la musica, tradendo l’azione fisica dell’interprete, ci sembra di essere vicini al momento in cui, finalmente, il volto del Maestro ci verrà mostrato. Ecco, tuttavia, la sorpresa: quel momento non è ancora arrivato, perché ciò che vediamo è solo la sigla del concerto, destinato a iniziare di lì a poco.

Appaiono dei titoli di testa, e solo dopo, tramite inquadrature decisamente più convenzionali, Schiff viene rivelato. Riflettendo un attimo, si capisce che l’equivoco è dovuto in gran parte anche al contesto in cui il video è stato ricollocato, ovvero YouTube. In Internet non servono sigle di testa, e dunque si può non attenderle; si va a volte dritti al punto, poiché siamo noi stessi a collegarci con la “trasmissione” che ci interessa, facendola iniziare o finire quando più ci piace. In TV, invece, la sigla è necessaria per separare un programma dall’altro, nel flusso continuo del palinsesto: il nostro desiderio, là, sarebbe stato molto meno stimolato e illuso, poiché avremmo intuito subito la vera funzione del suggestivo montaggio.