Marco Bellano
audioVisioni

Al di là dello schermo,
nel mondo dell’artista

“Diegetico” ed “extradiegetico” sono termini familiari a chi si occupa di teoria degli audiovisivi, ma che possono sembrare un po’ “esoterici” ai più; vale la pena considerarli brevemente, poiché il loro significato ci parla di importanti potenzialità del rapporto tra musica e immagini in movimento.

In questo video che ha come protagonista il pianista Andrea Lucchesini, in cui si presenta un disco che confronta brani di Scarlatti e Berio, nonché di Schubert e Widmann, si vede inizialmente l’artista intento a suonare. Le note emesse dal pianoforte ci giungono in sincronia con i movimenti delle dita: è come se fossimo accanto all’artista, ascoltandolo in tempo reale durante l’esecuzione. Questo momento del video presenta dunque musica diegetica, ossia appartenente alla diegesi, l’universo che sembra trovarsi al di là dello schermo. Si può riconoscere la musica diegetica così: dalle informazioni provenienti dal video, sappiamo che essa viene ascoltata da noi spettatori tanto quanto dalle persone che si trovano al di là dello schermo. In questo caso, da noi e da Lucchesini.

In altri momenti del video, invece, la musica prosegue su immagini che mostrano il musicista in contesti diversi: a passeggio, oppure intento a parlare con altre persone. In quei casi, la musica è extradiegetica; viene ascoltata solo da noi spettatori, ed è presumibilmente preclusa a chi si trova “nelle” immagini. Quando accade questo, tendiamo a cercare nella musica un senso emotivo in sintonia con la scena visualizzata, come se la commentasse. Se invece si torna alla visualizzazione dell’esecuzione, pur trattandosi della stessa musica, il sapore emotivo cambia: si razionalizza ciò che si sente come testimonianza di un’esecuzione, e non si cerca di aggiungere uno “strato” di significato ulteriore alle immagini. O meglio: ciò accade comunque, ma tale funzione diventa meno preponderante. È un esperimento che vale la pena tentare.