Redazione
d'altroCanto

Gli spaghetti a Glasgow, le campane a Vicenza

Per qualcuno sarà stato motivo di orrore, per altri di positiva meraviglia. La maggioranza non vi avrà fatto nemmeno caso, ma la cosa non poteva passare inosservata a questa rubrica.

Anno Domini 2019, sabato di marzo, ore 12, Vicenza, contrà Riale, tra palazzo Costantini e palazzo Cordellina, tra il 1840 dell’architetto Giovanni Maria Negrin Quartesan e la fine del ‘700 firmata da Ottone Calderari, tra la biblioteca civica e le colonne in perfetto stile palladiano. È in questo paesaggio culturale che i molti studenti in pausa (lunga) ed i pochi turisti di passaggio (rapido) sono raggiunti dal suono delle campane, di molte campane: è mezzogiorno, nella vecchia sacrestia d’Italia, che in centro storico conta quasi più chiese che case. Quando il concerto di tutte si affievolisce, un’altra polifonia si fa spazio nell’àere. Un campanile intona inclemente, per diversi minuti, il celebre tema della Sinfonia 40 in Sol minore di Mozart, K 550. Un po’ più lento e leggermente stonato, o meglio, intonato come una campana. Le note ci sono tutte, la musica è proprio quella.

Un po’ come entrare in un pub a Glasgow e vedersi serviti gli spaghetti, un po’ scotti e leggermente sconditi. Per altri, invece, una chiesa di Vicenza al pari delle grandi basiliche di Francia, Paesi Bassi e Inghilterra. Si riuscirà ad avere una cultura europea senza perdere l’autenticità dell’identità locale? “Ci sono ancora così tante cose da dire in Do maggiore…”.

 

 

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