Il Concerto di Bartók: una partitura “sofferta”

Il Concerto per Orchestra fu commissionato dal direttore d’orchestra e contrabbassista russo americano Serge Koussevitzky – direttore principale della Boston Symphony, che grazie a lui giunse ad un livello altissimo – in un periodo non facile per Bartók. Egli si era infatti trasferito da pochi anni negli USA, in fuga dalla situazione in cui versava l’Europa a causa del nazismo, e pensava che la sua carriera di compositore fosse vicina al termine. Inoltre, stava attraversando anche una fase di declino fisico: si trovava infatti in ospedale nel maggio del 1943, quando Koussevitzky lo andò a trovare e gli commissionò il lavoro.
Fra i motivi del concerto, spesso ispirati a temi folkloristici, ritroviamo anche quello dell’invasione, scritto da Shostakovic nella sua sinfonia Leningrado (una copia della partitura fu contrabbandata negli Stati Uniti). Il tema deriva da un’operetta (La Vedova Allegra) che pare fosse molto apprezzata da Hitler. La citazione del tema dell’invasione e la sua associazione al nazismo sarebbe stata colta ed apprezzata da Koussevitzky e dal pubblico, in virtù del fatto che la sinfonia di Shostakovic fu presentata al pubblico giusto l’anno precedente.
Complici le difficoltà di comunicazione con l’Europa, la prima edizione della partitura a stampa, del 1946, a cura di Boosey & Hawkes, conteneva molti errori; il brano era anche stato rivisto più volte, addirittura con un diverso finale. Si è quindi resa necessaria una revisione completa nel 1993 ad opera di Peter Bartók, anche se confrontando le fonti non mancano comunque passaggi ancora ambigui.
La partitura da studio della Henle deriva dall’opera omnia di Bartók (sempre edita da Henle) ed è fatta in cooperazione con la Editio Musica Budapest, casa editrice ungherese che nel 2020 ha compiuto 70 anni.

cartaCanta