Giovanni Costantini
laNota

La tradizione… e le cattive abitudini

Dicembre è forse il mese dell’anno in cui il mestiere del musicista si avvicina maggiormente all’artigianato, allontanandosi dall’arte intesa come espressione libera e “pensata”. Non vale per tutti, certo, ma tra canzoni natalizie più o meno tradizionali e valzer più o meno viennesi, le pagine dei giornali e le locandine dei negozi sfavillanti risparmiano pochi. Certo, questo può significare anche avvicinarsi alla gente, al “sentire popolare”, facendosi interpreti di un messaggio di volta in volta rinnovato, attraverso un linguaggio antichissimo.

La musica ha sempre svolto funzioni celebrative, ed il musicista non ha forse mai perso del tutto quel cromosoma sociale che lo vuole “servo” del suo tempo. Mozart e Beethoven tanto hanno fatto per emanciparsi da questo, ma pochi anni dopo Verdi si troverà quasi costretto a scrivere opere e non musica sinfonica o da camera, perché quello richiedeva il gusto popolare; e, venendo a tempi recenti, Morricone non ha mai negato che avrebbe preferito dedicarsi alla sala da concerto che a quella del cinema.

La vita vuole che, in ogni tempo, ci siano in circolazione pochissimi artisti, qualche interprete e molti esecutori. Non è un’ignominia appartenere a quest’ultima categoria, al contrario, una grande possibilità: nobilitare il semplice, raggiungere i più.

Chi organizza concerti ha la responsabilità di mediare tra ciò che chiede il “mercato” e ciò che può far progredire una società dal punto di vista culturale, anche in tempi in cui si sembra arretrare…

Le proposte musicali “celebrative” di Società del Quartetto e Orchestra del Teatro Olimpico vanno in questa direzione: non rinunciare alla tradizione, salvaguardando qualità artistica e culturale. Una prima esecuzione in tempi moderni del Kyrie per la notte di Natale del 1706 di Antonio Lotti è sicuramente un ottimo modo di onorare questa festività in un cartellone di musica colta; la Musica per i reali fuochi d’artificio di Händel affianco ai valzer di Strauss strizza l’occhio alla storia della musica ed ai gusti del pubblico.

Il maestro insegnava: “Esiste la tradizione. Poi ci sono anche le cattive abitudini…”.

 

 

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