Veronica Pederzolli
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Nelle sonate per violino e pianoforte: l’inchino di Beethoven a Mozart

Al via l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte nell’esecuzione del duo che ha vinto il Diapason d’Or ed il Gramophone Award con questo repertorio. Isabelle Faust e Alexander Melnikov faranno tappa a Vicenza con la “produzione satellite” del geniale maestro…

Nonchalance mondana e occhio lungo verso Mozart: sono questi gli ingredienti base delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven. Già nel Settecento ritenute di genere “leggero” e destinate a esecutori dilettanti, per anni – e talvolta tuttora – vennero considerate una produzione satellite delle Sonate per pianoforte solo. Eppure il duo Isabelle Faust – Alexander Melnikov vinse Diapason d’Or e il Gramophone Award per un’esecuzione che continua a far luce sulla densità musicale sottesa a queste pagine. C’è la sensibilità comunicativa della Faust accanto alla conoscenza filologica di Melnikov a guardare alle contrastanti sonate op. 23 e 24, in programma al Teatro Comunale di Vicenza domenica 24 febbraio, accanto alla celeberrima “decima”, l’ultima del genere.
Entrambe dedicate al mondano banchiere svizzero Moritz von Fries, che fu attivo mecenate di Beethoven, le Sonate op. 23 e 24 furono composte attorno al 1800 in un grande salto stilistico rispetto alle precedenti. Si sente ancora Mozart, ma l’impronta è decisamente più personale. Insolita è sopratutto la prima tra le due, con il tempo iniziale rapidissimo, quasi a mo’ di finale, gli schizzi quasi schumanniani del secondo e le bizzarre evoluzioni del terzo movimento. È una Sonata non molto conosciuta, nonostante ai tempi del maestro fu lodata, assieme alla successiva, per aver sdegnato gli eccessi intellettualistici di alcune sue opere precedenti. E infatti nella celebre Primavera, l’op. 24, trionfano la felicità melodica e la cantabilità, accanto alla novità del brevissimo Scherzo.
A conclusione del programma, l’ultima delle dieci Sonate, vibrante, intima, poetica: l’inchino è quello del ritorno a Mozart, dopo la grande Kreutzer, la precedente. Ed è il ritorno di chi ha capito, un caffè preso a pancia piena.

 

 

IL BELLA ADDORMENTATA E LA BELLA MISTERIOSA

Un violino Stradivari costruito nel 1704 e rimasto per ben 150 anni dimenticato nella casa di un’aristocratica famiglia tedesca, senza che nessuno lo toccasse. Ritrovato nel XX secolo, fu soprannominato Bella Addormentata. Dal 1996 è nelle mani di Isabelle Faust. La storia aggiunge bellezza al mistero che continua ad avvolgere questa bella violinista tedesca, lontana da microfoni e riflettori ai quali si sottrae.