Redazione
d'altroCanto

Quella bacchetta che non si è piegata al mitra

Fra le varie atrocità che accadono in giro per il mondo, agenzie e stampa online del weekend di metà ottobre hanno riportato anche quella denunciata dal Ministero della Cultura ucraino: le forze armate russe avrebbero assassinato il direttore d’orchestra Yuriy Kerpatenko, colpevole di essersi rifiutato di esibirsi in un concerto voluto e organizzato dalle forze occupanti.
Probabilmente non sapremo mai i fatti nella loro autenticità, poiché la guerra risiede anche nella propaganda. Accade così che il fatto trascenda da sé per diventare storia, narrazione, leggenda. E la storia di un direttore d’orchestra ucciso perché si rifiuta di dirigere – di fare musica e, quindi, Bellezza – per un committente che non “riconosce”, è sicuramente una bella storia, nella sua tragicità.
La Storia dell’umanità è ricca di storie umane, esistenze che sarebbero passate totalmente inosservate se non fossero assurte alla fama nel momento della morte. Ma la morte non rappresenta che un istante, l’ultimo, di vite che a volte avrebbero meritato più attenzione – anche mediatica – indipendentemente dal finale.
Non ci è dato sapere quanto, in vita, il maestro Kerpatenko si sia speso per esaltare il carattere nonviolento della musica e dell’arte, per diffondere presso gli studenti il valore della Bellezza e del dialogo, per far incontrare la cultura musicale russa e quella ucraina in tempi non sospetti. Ma sappiamo per certo che nella vita aveva scelto di “servire il suo Paese” facendo il musicista, non il soldato. Chi gli si è parato davanti con un mitra ha trovato l’opposizione di una bacchetta. Che non si è piegata, a costo di spezzarsi.

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