Sollima fa cantare la realtà (e la società)

Il compositore Giovanni Sollima possiede una sorprendente abilità di assimilazione e rielaborazione del materiale musicale. L’interprete Giovanni Sollima è viscerale e proteiforme, espressivo perché della musica fa emergere il senso interno, il contesto in cui è sorta, la storia in cui è innestata. Il violoncellista siciliano è efficace nella misura in cui è estroverso, rivolto al mondo e agli eventi, alla società non meno che alla musica. Sollima cerca fuori di sé l’occasione, il pretesto per far cantare il violoncello.
Natural Songbook, il suo ultimo album, al riguardo è esplicativo. Vi si ritrovano, tra l’altro, un pezzo per cello ispirato da poesie di Robert Browning, la sonata 2050 per cello e piano elaborata partendo da frammenti abbandonati di Beethoven, ricomposizioni per violoncello della Gymnopedie di Satie e di Maple Leaf Rag di Joplin, rielaborazioni di musica popolare, un omaggio a Virgil, il protagonista di Prendi i soldi e scappa di Woody Allen (che era uno stridulo violoncellista) e il concerto per il violoncello di ghiaccio e orchestra.
Sollima spazia dal suono più puro al più sgradevole (per ricordare Virgil), convinto in fondo che la contemplazione di una bellezza classica e apollinea oggi ci dica poco. Per comunicare, per condividere, occorre raccontare la realtà, in tutte le sue sfaccettature.