Michele Todescato
cartaCanta

Storia del soldato che ha ispirato il Concerto per oboe di Strauss

Richard Strauss, Oboe Concerto in D major TrV 292
Breitkopf & Härtel Urtext 2020 Partitura
Codice catalogo: PB 15161
ISMN: 9790004215876
Rilegatura con copertina morbida, 80 pagine, 25 x 32 cm

A fine seconda guerra mondiale i luoghi della cultura erano in pezzi e Richard Strauss riteneva di aver esaurito la sua vena creativa più importante, considerando i suoi ultimi lavori come poco più che modi per tenersi in esercizio, nonostante fra queste composizioni si trovino brani come Metamorphosen e il Secondo Concerto per Corno.

Strauss passò indenne il conflitto nella sua villa di Garmisch che fu considerata dal comando statunitense off limits e non requisibile a scopi militari, proprio per rispetto al lavoro del compositore ormai ottantenne.

Molti soldati alleati andarono a conoscere l’autore, fra questi lo statunitense John De Lancie, oboista della Pittsburgh Symphony Orchestra che nella primavera del ‘45, dopo aver elogiato le belle parti di oboe presenti nelle composizioni di Strauss, chiese al Maestro: “Perché non scrive un concerto per oboe?”; sentendosi opporre un secco “no” ritenne la faccenda chiusa.

Qualche mese dopo Strauss aveva già completato la partitura e la riduzione pianistica di un Concerto per Oboe e si preparava al trasferimento in Svizzera. Un direttore elvetico era fermamente intenzionato ad eseguire il concerto già in inverno e così fu: furono fatte due copie della partitura (una di queste copie è fra le fonti dell’edizione Breitkopf) e nel febbraio del ‘46 ebbe luogo a Zurigo la prima assoluta del Concerto.

Già dal ‘43 la casa editrice Boosey&Hawkes stampava le opere di Strauss e, per questo Concerto, i primi accordi risalgono al gennaio del 1946. Nel 1948 il compositore decise di cambiare il finale dell’opera, nonostante fosse già pronta (ma mai commercializzata) una riduzione per oboe e pianoforte con il vecchio finale.

La versione con il primo finale venne comunque usata per la prima del ‘46 e anche per la registrazione eseguita negli anni ‘80 dall’oboista-soldato (e probabile mandante morale del Concerto) John De Lancie. La versione eseguita da De Lancie conteneva però delle modifiche (accordate con gli eredi del compositore) che rendono il lavoro non autentico, sicché ignorato per l’edizione in oggetto.

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