Redazione
d'altroCanto

Una musica che trapana la testa

Mentre nella formazione scolastica superiore statale italiana continua a mancare la musica – magari con una declinazione più storica ed estetica nei licei, e più artistico-espressiva negli istituti artistici – proprio dall’universo adolescenti veniamo a conoscenza dell’esistenza di un genere musicale chiamato Drill, che avrebbe discreto seguito tra i teenagers italiani.
Non essendo l’ascoltatore medio di Drill in grado di spiegare e definire quello che gli auricolari gli veicolano quotidianamente, viene in aiuto Wikipedia: “La drill è un genere musicale, sottogenere della musica trap, nata nel South Side di Chicago intorno al 2010. Essa è caratterizzata da testi violenti e nichilistici, da un uso frequente di auto-tune sulla voce e da beat con sonorità trap.
Il termine drill (dal verbo to drill, letteralmente trapanare) infatti, proviene dallo slang di strada di Chicago e indica aggredire o vendicarsi per mezzo di un’arma da fuoco automatica.”
Ora, non bastasse l’insegnamento di Platone e del pensiero greco – che riteneva la musica in grado di plasmare il carattere e le conseguenti azioni umane, giungendo a definirla “legge morale” – sono sotto gli occhi di tutti i fatti di cronaca che macchiano ogni giorno le colonne dei giornali e della nostra società, sempre più assimilata a quella civiltà statunitense dalla quale questa musica proviene.
Una cultura della musica fin dall’ambito scolastico, lungi dall’agire con intenti censori, potrebbe fronteggiare il diffondersi di queste sub-culture o, per lo meno, sviluppare un senso critico nei confronti di queste.

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