Paolo Meneghini
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Lonquich torna alla “sua” OTO e ai giganti della musica

Lunedì 6 febbraio Alexander Lonquich torna a guidare la OTO in un nuovo concerto della Stagione al Teatro Comunale. In primo piano brillanti capolavori di tre grandi compositori legati fra di loro da un filo rosso: Haydn (Sinfonia da Armida), Beethoven (Ottava Sinfonia) e Mozart (Concerto per pianoforte in Do minore).

È sicuramente un concerto “di cartello” quello in programma lunedì 6 febbraio alle 20:45 per la rassegna orchestrale realizzata dalla OTO al Teatro Comunale di Vicenza.
I motivi di interesse sono il ritorno alla guida dell’orchestra di Alexander Lonquich – direttore principale della OTO dal 2014 – e l’impaginato della serata, che mette insieme tre giganti del classicismo viennese come Haydn, Mozart e Beethoven.
Particolarmente brillante e spumeggiante, il concerto inizia sulle note della Sinfonia avanti l’opera Armida, dramma eroico in tre atti che debuttò nel 1784 a Eisenstadt. Il lavoro di Haydn riscosse un tale successo presso la corte degli Esterházy che il principe Nicola nei successivi quattro anni volle rappresentarlo altre 54 volte. Successivamente l’opera cadde nell’oblio fino alla ripresa in tempi moderni che riportò in auge quello che viene considerato il più importante contributo di Haydnmaestro insuperato di quartetti per archi e sinfoniein campo operistico.
Dopo l’ouverture haydniana, Lonquich e la OTO affrontano la Sinfonia in Fa maggiore di Beethoven, l’ottava della serie. Sbozzata nel 1811 insieme alla Settima che poi ebbe la precedenza, la “piccola” – passata alla storia con questo appellativo per le dimensioni più contenute rispetto ai precedenti lavori – fu portata a termine nei mesi estivi del 1812 e debuttò a Vienna nel dicembre dell’anno successivo. L’opera venne accolta tiepidamente dal pubblico del Burgtheater perché evidentemente non corrispondeva alle aspettative. Dopo gli slanci eroici, le tensioni emotive e il vigore messi in luce nei precedenti lavori sinfonici, con l’Ottava Beethoven sembra prendersi una pausa di riflessione volgendo lo sguardo all’indietro e tuffandosi nell’ottimismo e nell’allegria della musica del tardo Settecento. Ne esce un’opera intrisa di leggerezza e sorretta da una linea melodica “semplice” affidata agli archi e al suono del corno inglese. Poco compresa dal pubblico dell’epoca, oggi l’Ottava suscita immancabilmente nell’ascoltatore un sentimento di piacevole sorpresa e di ammirazione.
Anche l’ultimo brano in programma – il Concerto per pianoforte n. 24 in Do minore di Mozart – non venne accolto calorosamente dai contemporanei e il motivo è anche qui da ricercarsi in un desiderio di rottura dell’autore rispetto al passato. Il lavoro chiude la felicissima stagione dei Concerti per pianoforte e orchestra che Wolfgang compose ad un ritmo frenetico per le sue Accademie viennesi: 12 dei 27 Concerti concepiti dal genio salisburghese nacquero a Vienna nel breve arco di tempo che va dal 1784 al 1786. Dopo la leggerezza e il disimpegno dello stile galante tanto amato dai viennesi, con questo Concerto proposto la sera del 3 aprile del 1786 Mozart sembra voler sottolineare la fine di un’epoca. Lo fa con un particolare impegno espressivo offerto dalla tonalità minore e utilizzando per la prima volta un organico più ampio con oboi e clarinetti che conferiscono all’insieme sonorità più soffuse.
Protagonista del Concerto mozartiano sarà Alexander Lonquich, artista sempre più coinvolto, negli ultimi anni, nella duplice veste di direttore e solista. Fra le tappe più significative della sua lunga e fortunata carriera internazionale c’è proprio un meticoloso lavoro di approfondimento sui Concerti per pianoforte di Mozart realizzato con l’Orchestra da Camera di Mantova.