Paolo Meneghini
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Vi raccontiamo una storia scritta da Bach

Il Quartetto di Cremona nuovamente a Vicenza con un programma dedicato al genio della composizione: nella prima parte l’opera contemporanea di Fabio Vacchi “Lettera a Johann Sebastian Bach”, nella seconda parte l’immensa “Arte della Fuga”, eseguita anche con la viola tenore ed il flauto dolce.

Dopo aver ospitato il più longevo trio con pianoforte italiano – il Debussy, che vanta una storia trentennale – la rassegna Suoni di Primavera promossa dalla Società del Quartetto propone un’altra storica e pluripremiata formazione da camera italiana: il Quartetto di Cremona. L’appuntamento è alle ore 20 di lunedì 31 maggio al Teatro Comunale di Vicenza.
I violinisti Cristiano Gualdo e Paolo Andreoli, il violista Simone Gramaglia e il violoncellista Giovanni Scaglione costituirono l’ensemble nell’ormai lontano 2000, ai tempi in cui studiavano con Salvatore Accardo, Bruno Giuranna e Rocco Filippini all’Accademia Stauffer di Cremona. Dopo un periodo di alto perfezionamento con Piero Farulli (del mitico Quartetto Italiano) e Hatto Beyerle dell’Alban Berg Quartett, la formazione si affermò rapidamente come una delle realtà cameristiche più interessanti del panorama internazionale, grazie anche al sostegno del Borletti-Buitoni Trust. La medesima istituzione fondata da Ilaria Borletti Buitoni e dal marito Franco, nel 2019 ha premiato il Quartetto di Cremona con il Franco Buitoni Award per il costante contributo alla promozione e diffusione della musica da camera in Italia e nel mondo. Da molti anni l’ensemble è regolarmente invitato ad esibirsi nei principali festival e rassegne musicali in tutta Europa, nelle Americhe e in Estremo Oriente riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica.
In campo discografico il Quartetto di Cremona vanta una quindicina di incisioni. Fra queste sono da ricordare il set con l’integrale dei Quartetti di Beethoven, un doppio cd dedicato a Schubert e il recente Italian Postcards che contiene, oltre a Mozart, Wolf e Čajkovskij, una nuova composizione di Nimrod Borenstein.
Dal 2011 l’ensemble è titolare della cattedra del corso di Alto Perfezionamento per Quartetto d’Archi all’Accademia Stauffer e da molti anni è invitato a tenere masterclass internazionali.
Sono di straordinaria bellezza gli strumenti italiani che i quattro artisti suonano in concerto. Si tratta dei violini Nicola Amati (1640) e Paolo Antonio Testore (1758), della viola Gioachino Torazzi (1680) e del violoncello Dom Nicola Amati (1712). Gli ultimi tre sono concessi in uso dalla Kulturfonds Peter Eckes.

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Ormai di casa a Vicenza, grazie ai ricorrenti inviti della Società del Quartetto, la rinomata formazione d’archi lombarda propone lunedì sera al pubblico del Teatro Comunale un interessante programma portato alla ribalta poche settimane or sono per la rassegna in streaming “Silenzio in sala a tempo di Musica” promossa dal Comitato Amur.
Il concerto si apre con il Quartetto n. 6 in un solo movimento del compositore contemporaneo Fabio Vacchi, scritto appositamente per l’ensemble di Cremona, che porta come sottotitolo “Lettera a Johann Sebastian Bach”.
Di seguito sarà eseguita l’Arte della Fuga di Bach, uno dei saggi musicali più emblematici e allo stesso tempo enigmatici che il genio di Eisenach lasciò ai posteri.
Nata come opera didattica, la partitura è per quattro voci astratte – soprano, contralto, tenore e basso – che interagiscono in uno stesso discorso musicale. Tale astrattezza ha comportato che l’Arte della Fuga sia stata trascritta ed eseguita nel tempo da combinazioni che vanno dal singolo strumento a tastiera alla grande orchestra. La libertà che Bach ha dato agli interpreti non indicando per quale strumento ogni linea sia stata composta, ha permesso al Quartetto di Cremona di operare una scelta originale con l’obiettivo principale di esaltare i timbri del capolavoro bachiano. Così in alcuni contrappunti il secondo violino del Quartetto suona una viola, in altri il violista imbraccia una viola tenore e in due canoni il violista Simone Gramaglia duetta con i violini suonando il flauto dolce.
«Per noi, suonare l’Arte della Fuga è come raccontare una storia – dicono i musicisti del Quartetto di Cremona – per questo il nostro Bach è meno rigido di quello che si insegna a scuola e molto più espressivo».