Redazione
d'altroCanto

Vacchi: un nome, nessuna garanzia

«Io non sono nato musicalmente adesso. […] Ho un cugino che è uno dei più grandi compositori di musica contemporanea al mondo, Fabio Vacchi».
In un’intervista a Rolling Stone del 2018 Gianluca Vacchi (sì, quello dei milioni di follower su Instagram e dei balletti con le modelle) promuove la sua immagine di DJ vantando il legame di parentela con l’autore di tanta musica colta. Se è vero che i Vacchi solo colleghi, allora Quid est musica?
La musica (come l’arte in genere) non può che essere definita dall’intenzione di farla. È evidente che i due si dividono il pubblico, il primo promuovendo di sé un’immagine patinata e godereccia, l’altro un contegno assorto e impegnato. E se uno si misura con Stravinskij e l’altro con David Guetta e Bob Sinclair, non si può che convenire che condividono una passione.
Strano notare che il pubblico di Fabio si irriterebbe non poco al sentirsi accomunato a quello di Gianluca, mentre i fan del secondo non hanno la più pallida idea di cosa faccia il primo. Del titolo di musicista nessuno può reclamare l’esclusiva, in barba a quanti propongono una legittimazione sulla base di arbitrarie gerarchie estetiche che tendono a sconfinare in una sanzione morale (“io sono migliore perché ascolto Fabio, anziché Gianluca”).
La musica colta non rende migliori e la musica da discoteca non rende peggiori. L’importante è che ci sia spazio per tutti: sarebbe un mondo più brutto quello in cui ci fosse inflitto Gianluca Vacchi anche alla Scala o Fabio Vacchi anche in discoteca.

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