Mario Lanaro
notEventi

Coro della SAT: la bellezza del cantare

In anteprima, dalla penna del maestro Mario Lanaro, ecco un estratto dell’intervento di apertura del concerto del Coro della SAT, lunedì 13 febbraio al Teatro Comunale di Vicenza. Una serata di bel canto con evocazione di sentimenti comuni e sempiterni. E un momento storico per il Coro della SAT, che guarda al futuro.

Un gradito ritorno quello del Coro della SAT a Vicenza – lunedì 13 febbraio alle 20:45 al Teatro Comunale – e un vero piacere per me introdurre la serata, il coro e le esecuzioni.
Trento, 1926, nasce il coro maschile della SAT forte di uno stile che è diventato subito scuola, chiarezza timbrica, sillabazione precisa. Il gruppo si impone con una mirata operazione di marketing: nel ’33 ha già inciso il suo primo disco con “La Voce del padrone”. Negli anni tanti saranno i dischi, i video e le pubblicazioni.
Questo tipo di coralità – che fino a qualche anno fa chiamavamo semplicemente “di montagna” – è un’espressione che appartiene quasi del tutto all’Italia Settentrionale. Prende piede nel dopoguerra, nell’attività serale dopolavoristica, in seno alle associazioni che amano la montagna. Rigorosamente maschile, ha una doppia valenza: sociale e musicale, ci si ritrova per cantare e per stare assieme.
Ma per far strada deve vincere prima di tutto l’attenzione per l’aspetto musicale. Il coro della SAT non canta cori d’opera o mottetti di Palestrina, ma ciò non significa che canti il canto popolare: non è il complesso folk che con strumenti e voci solistiche ripropone sonorità e modi di un tempo. La vocalità SAT non è gutturale o grezza. Vuole la bellezza del suono, del “suo” suono. Non è una vocalità vibrata, ma fissa, quasi un suono d’organo. C’è un preciso percorso gestito da un direttore. Si parte dalla scelta delle voci, il corista viene poi inserito in una delle quattro sezioni Ten I e II, Baritoni e Bassi. Quindi il continuo lavoro di lima, costante per migliorare l’intonazione, la pronuncia, l’amalgama. I brani hanno sì una matrice popolare dove viene raccontato il dolore della guerra, l’amore e i sentimenti, la vita paesana, la bellezza della natura con semplicità e freschezza.
Rimane l’immediatezza, sì, ma compositori di grande talento hanno trasformato le melodie, le cantilene, le filastrocche in madrigali in miniatura, in Lieder, in dipinti sonori. Pensiamo alle invenzioni di Pigarelli e di Pedrotti, alle armonie ricercate di Benedetti Michelangeli, ai colpi d’ala di Dionisi, e ci rendiamo conto che non c’è nulla di improvvisato, che si può inventare al momento, ma è un prodotto raffinato, di lunga preparazione.
Il coro si presenta nella tradizionale disposizione a ferro di cavallo, più o meno aperta con il direttore che apre sulla destra. I coristi non usano la cartella con le pagine di musica, memorizzano la loro parte e cercano il massimo amalgama sonoro, la precisione nella pronuncia che è una delle loro caratteristiche. La chiarezza delle parole in realtà è data non tanto da un certo modo di cantare, ma da una prassi compositiva ben precisa: lo stile omoritmico, presente nella maggior parte del repertorio, quando cioè le quattro sezioni scandiscono assieme il testo.

VAI AL CONCERTO

Per il Coro della SAT è un momento molto particolare, si sta pensando al futuro. La prima parte del concerto sarà affidata alla direzione di Gianluca Zanolli, violinista, l’ho conosciuto a Rovereto come insegnante preparato e disponibile, ed è direttore di coro. Gianluca ha diretto la SAT già in altri concerti. Il programma della sua preparazione è iniziato nel 2019, ed ha subìto due anni di rallentamento dovuto al Covid. Gianluca, quando non dirige, canta come baritono. A lui l’augurio delle più belle soddisfazioni, da parte di noi tutti. Quelle già seminate e raccolte dal maestro Mauro Pedrotti.