Redazione
d'altroCanto

Quale “identità” senza cultura?

Anche Iván Fischer, prestigioso direttore d’orchestra ungherese, allievo di Swarowsky e fondatore della Budapest Festival Orchestra, sceglie Vicenza ed il Teatro Olimpico per dare vita ad un nuovo festival. Si chiamerà Vicenza Opera Festival e ad ottobre 2018, con l’allestimento dell’ultima opera di Giuseppe Verdi, “Falstaff”, riporterà in città la grande (e autentica) lirica, come non accadeva da molto tempo. È una buona notizia; per il pubblico più o meno locale, che potrà assistere ad uno spettacolo di livello internazionale – paragonabile, nel suo genere, alle programmazioni di Arena e Fenice – e per la città, che potrà inanellare un’altra perla nell’offerta culturale e turistica. Una città, Vicenza, che, in quanto patrimonio UNESCO e “città del Palladio”, dovrebbe maggiormente puntare sul turismo culturale e sull’indotto che crea, attraverso quelle politiche mirate che muovono solo dalla consapevolezza di ciò che si è e si ha. E questa è la prima forma di cultura e di “identità”, anche se chi si riempie maggiormente la bocca della parola tra virgolette non l’ha ancora capito e fatica ad associarla al termine che la precede e la origina.

Affinché la musica, l’arte e lo spettacolo entrino a pieno titolo nel paniere dei valori fondanti e non negoziabili della nostra società, le associazioni che redigono questo periodico continuano nella loro opera incessante di divulgazione, didattica, formazione e sensibilizzazione, in parallelo ai cartelloni concertistici. Così che il festival del maestro Fischer e l’esistente “Omaggio a Palladio” sono solo due possibilità di un’offerta ricca di occasioni ed emozioni per tutti, dal pubblico dei bambini a quello dei turisti stranieri.

 

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