Paolo Meneghini
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Il tumulto di Šostakovič, la solarità di Čajkovskij

Lunedì 5 dicembre al Teatro Comunale di Vicenza secondo appuntamento della stagione orchestrale della OTO: in programma due capolavori per soli archi della letteratura musicale russa. In apertura due invenzioni musicali di Bettinelli. Alla testa dei 30 giovani dell’Orchestra del Teatro Olimpico c’è il konzertmeister Filippo Lama.

Per il secondo appuntamento della sua stagione orchestrale, in programma lunedì 5 dicembre alla sala grande del Teatro Comunale di Vicenza, la OTO si presenta nella formazione di soli archi con un programma che mette in primo piano due figure chiave della letteratura musicale russa come Dmitrij Šostakovič e Pëtr Il’ič Čajkovskij. Pur appartenenti a generazioni diverse, i due compositori sono accomunati dal geniale eloquio della loro scrittura ma anche da travagliate vicende personali che in qualche modo ne hanno condizionato l’attività creativa.
Ne sono un esempio i due capolavori proposti in questo concerto dai 30 fra violini, viole, violoncelli e contrabbassi della OTO capitanati dal konzertmeister Filippo Lama.
Lavoro intenso e drammatico, l’Op. 110a di Šostakovič è l’arrangiamento per orchestra d’archi, firmato da Rudolf Barshai, di un Quartetto in Do minore che il compositore russo aveva scritto in una manciata di giorni a Dresda nel 1960. Incaricato di realizzare la colonna sonora di un film ambientato nella città tedesca, Šostakovič rimase profondamente scosso alla vista delle devastazioni causate dalla Seconda Guerra mondiale, che a Dresda erano ancora evidenti nonostante fossero passati tre lustri dal termine del conflitto. Il Quartetto, mirabilmente trasformato in Sinfonia da camera da Barshai, è uno dei lavori più riusciti e maggiormente densi di significato di tutta la sua produzione.

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Di tutt’altra atmosfera è la solare Serenata per archi in Do maggiore che Čajkovskij scrisse sul finire del 1880 al culmine di un periodo di profonda crisi interiore. Il pezzo, suddiviso in quattro movimenti, propone strutture linguistiche proprie del XVIII secolo ed è un palese omaggio a Mozart, la cui musica – come scriveva Čajkovskij alla sua mecenate – “mi accarezza e mi placa”. La natura disimpegnata del brano non deve tuttavia mettere in secondo piano la sua trama finemente elaborata e molto elegante.
In apertura di serata, prima dei due grandi autori russi, Filippo Lama e gli archi della OTO propongono la coppia di due brevi e gradevoli Invenzioni per orchestra composte nel 1939 da Bruno Bettinelli, già storico docente di composizione al Conservatorio Verdi di Milano.

Perfezionatosi con personaggi come Corrado Romano, Paolo Borciani, Franco Rossi, Franco Gulli ed Enrica Cavallo, Filippo Lama vanta una quarantennale carriera artistica come violino di spalla e solista in prestigiose formazioni come l’Orchestra da Camera di Mantova, la “Toscanini” di Parma e quella dei Pomeriggi Musicali di Milano. Molto attivo anche nella musica da camera, all’interno della quale padroneggia un repertorio vastissimo, nel 2009 ha fondato con il pianista Riccardo Zadra e il violoncellista Stefano Guarino l’Hèsperos Piano Trio.
Dal 2014 Lama è tutor dei violini e spalla dell’Orchestra del Teatro Olimpico, mentre dal 1982 è uno stimato docente al Conservatorio di Brescia.