Filippo Lovato
tracce

La natura e l’orologio, in musica

  • Autore: E.-P. Salonen, M. Ravel
  • Titolo CD: Cello Concerto, Sonata for violin & cello
  • Interpreti: N. Altstaedt, P. Kuusisto, Rotterdam Philharmonic Orchestra, D. Slobodeniouk
  • Etichetta: CD Alpha – Classics, 627, 2022, DDD

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Che strano accostamento: il Concerto per violoncello del finlandese Esa-Pekka Salonen, notissimo più che per il suo impegno come compositore per la sua attività di direttore d’orchestra (è stato direttore principale della Los Angeles Philharmonic fino al 2009 e ora ricopre lo stesso ruolo alla Philharmonia Orchestra), e la Sonata per violino e violoncello in La minore di Ravel. Come a voler abbinare una mimesi dei processi naturali, in Salonen, e il più tornito tra gli artifici, nel francese. La natura e l’orologio, se si volesse semplificare troppo.

Il concerto del finlandese, in tre movimenti, è del 2015 e venne scritto per Yo-Yo Ma. Il primo tempo propone almeno due “metafore semi-cosmologiche”, il caos iniziale da cui emerge il solista con il filato di un’idea, e la cometa con il cello che trascina dietro di sé l’orchestra, in una indefinita rincorsa. Il secondo tempo, sempre nelle parole di Salonen, si sviluppa tra due “nuvole a forma di cuneo”. Nel terzo, più veloce ed “estroverso”, il violoncello duetta in una specie di danza con le percussioni, congas, bongo e timpani. La stasi in cui l’opera talvolta sembra racchiusa è apparente e apparenta Salonen ai compositori nordici. Ma il concerto è vividamente espressivo, specie quel capolavoro del secondo movimento, che culmina in incredibili effetti sonori che paiono mimare le grida dei gabbiani, come nella settima sinfonia di un altro grande musicista finlandese, Einojuhani Rautavaara, scomparso nel 2016.

La Sonata di Ravel è un capolavoro cristallino, tanto nitida quanto dura, di un linguaggio crudelmente coerente che a niente si accomoda, tanto meno a evitare gli urti delle dissonanze. Il meccanismo gira seguendo la sua logica.

Così il violoncellista Nicolas Altstaedt deve farsi in due, accalorarsi nella partitura del finlandese e “raffreddarsi” al cospetto del francese. E ci riesce più che bene, là avvolto dalla concertazione di Dima Slobodeniouk alla guida della Rotterdam Philharmonic Orchestra, qui in un affiatato duetto con la cavata volutamente spoglia del violinista Pekka Kuusisto.