Filippo Lovato
echi

Musica: vite parallele, non fazioni opposte

Dopo averlo avuto ospite in qualità di direttore nella stagione della OTO, recensiamo con piacere il Carlo Boccadoro autore: il suo Bach e Prince – Vite Parallele è una lezione di stile e storia per creare legami e non contrapposizioni. Nel rispetto delle differenze e senza gerarchie di qualità.

Carlo Boccadoro, con il suo volume Bach e Prince – Vite Parallele (pp. 136) pubblicato da Einaudi Stile Libero l’anno scorso, sembra ricordarci ciò che Alban Berg disse a George Gershwin il quale esitava a suonargli alcune delle sue song intimorito dall’ascolto della Suite lirica: «Mr Gershwin, music is music».
Si vorrebbe immaginare che anche Bach, dopo una grandiosa improvvisazione all’organo, avrebbe scosso Prince dall’eventuale riluttanza a prendere la chitarra elettrica con la stessa frase: «Herr Prinz, Musik ist Musik». Perché, come induce giustamente Boccadoro a concludere, ciò che accomuna Prince e Bach, o Gershwin e Berg, o altre coppie improbabili di artisti del suono, è il loro lavoro, il materiale che trattano, l’ambiente in cui svolgono la loro professione, gli inevitabili condizionamenti e la loro attitudine a venire a patti con le circostanze. L’avere a che fare con la musica crea, tra artisti vissuti a trecento anni di distanza (Bach 1685-1750, Prince 1958-2016), un legame ben più sostanziale delle evidentissime differenze di stile delle loro composizioni. E a chi tacci il libro di lesa maestà, di avanzare impossibili paralleli tra musicisti di differente valore, di declassare la “musica forte” accostandola alla “musica debole”, di mischiare “l’alto” con il “basso”, Boccadoro implicitamente risponde che la questione qui non si pone. I fumosi interventi su cosa sia meglio di cosa, chi più bravo di chi e perché, restano fuori dalla porta. L’autore si fa storico e rintraccia delle regolarità, convinto che prima dell’inevitabile giudizio (è naturale che a qualcuno piaccia più la musica di Prince o quella di Bach) sia necessario conoscere.
Ognuno dei dodici capitoli intavola una comparazione ed evidenzia delle somiglianze. Così, in breve, sia Bach che Prince hanno sviluppato il loro talento creativo in un contesto ristretto, avvalendosi della collaborazione di poche persone fidate, partendo dalle forme musicali della loro comunità di appartenenza, lavorando in maniera indefessa, quasi ossessivamente, e altrettanto ossessivamente difendendo la loro indipendenza creativa. Polistrumentisti entrambi, hanno elaborato le loro composizioni a partire dai ritmi di danza, hanno affrontato il tema della morte e, nel creare i loro capolavori, hanno ricapitolato quanto era stato composto prima di loro, riuscendo così a proiettare in avanti nel tempo e in largo nello spazio la loro musica che si è fatta, come poche altre, universale. 
Se Bach e Prince – Vite parallele sarà riuscito a intaccare la riluttanza degli ammiratori dell’uno ad ascoltare la musica dell’altro, avrà fatto molto, specie in “un paese dove da sempre si scontrano fazioni opposte” come l’Italia.