“Possiamo dire senza preoccupazione che è la prima versione per quattro contrabbassi.”
È Matteo Zabadneh, contrabbassista della OTO – Orchestra del Teatro Olimpico a presentare, con un pizzico di orgoglio e con molta simpatia, la sua versione della celebre canta di Bepi De Marzi, Signore delle cime, nell’esecuzione di tre contrabbassisti della OTO e del loro tutor, il prof. Ubaldo Fioravanti.
Una versione che è in parte un arrangiamento e in parte una trascrizione, come spiega Zabadneh: “Per la seconda parte ho preso pari pari il materiale corale di De Marzi, trasportandolo in una tonalità più consona alla tessitura del contrabbasso, e inserendo solo una piccolissima modifica attorno alla metà per rendere più strumentale una composizione che nasce per coro e quindi con un testo. L’introduzione invece, chiaramente ispirata al materiale originale di Signore delle Cime, l’ho scritta di sana pianta e quindi è del tutto inedita.”
C’è una motivazione estetica e formale in questa scelta: “Ho pensato di aggiungerla perché il canto prevederebbe due strofe, e quindi suonarlo una volta sola sarebbe incompleto. Allo stesso tempo ripetere due volte di fila lo stesso materiale musicale senza il testo avrebbe avuto poco senso. Da qui l’idea di sostituire quella che dovrebbe essere la prima strofa con un’introduzione che riprende la melodia principale ma con un carattere molto più rarefatto e sospeso, proprio come preludio alla composizione vera e propria e come omaggio a Bepi De Marzi.”
Anche l’immagine si fa narrazione: “Ho cercato di riprodurre un’idea di attesa, di qualcosa che poco a poco nasce dal buio e poi finalmente si apre con la bellezza e la pienezza del canto.”
Il maestro De Marzi, al corrente del lavoro, e si è detto entusiasta della riuscita.