Paolo Meneghini
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Lo studioso e l’eclettico: gli archi della OTO tornano in concerto

Giovedì 16 luglio al giardino dell’Olimpico si esibiscono gli archi della OTO, in formazione di trio e quartetto, con il leader Filippo Lama. In programma il Trio in Do minore di un Beethoven in crescendo e il secondo Quartetto del docente di chimica Aleksandr Borodin.

Prosegue al giardino del Teatro Olimpico la rassegna Suoni d’Estate curata da Società del Quartetto e OTO nell’ambito dell’ampio cartellone di eventi dal titolo Viaggio in Città coordinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza.
Giovedì 16 luglio alle 21 la OTO torna ad esibirsi dal vivo, dopo vari mesi di forzata inattività, con una formazione d’archi composta da Filippo Lama e Martina De Luca (violini), Emanuele Ruggero (viola) e Benedetta Baravelli al violoncello.
Il programma della serata mette a confronto due autori – Ludwig van Beethoven e Aleksandr Borodin – che appartengono a due epoche, ma soprattutto a due diversi mondi musicali.

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Di Beethoven verrà eseguito il terzo e ultimo Trio dall’Opus 9 – quello in Do minore – composto fra il 1797 e il 1798 a conclusione di un giovanile percorso di perfezionamento nella scrittura cameristica che dal 1799 porterà l’autore di Bonn alla stesura dei quartetti per archi.
Sei anni dopo la morte di Beethoven nasceva a Pietroburgo Aleksandr Borodin, personaggio assai eclettico che si divise fra la passione per la musica (aderì alla corrente nazionale russa) e l’incarico di docente di chimica all’Accademia militare. Si spiega anche così il fatto che la sua produzione fu tutt’altro che vasta e che nonostante 17 anni di travaglio non riuscì a portare a termine il suo capolavoro – l’opera Il Principe Igor – ultimato da Rimskij-Korsakov dopo la sua morte. Ciò non significa che Borodin sia un autore di secondo piano: le tre sinfonie, il poema sinfonico Nelle steppe dell’Asia centrale, le liriche per canto e pianoforte e buona parte della produzione cameristica sono lavori del tutto degni di nota. Il Quartetto n. 2 in Re maggiore proposto dagli archi della OTO appartiene all’elenco delle più meritevoli composizioni di Borodin principalmente per la freschezza di espressione e per gli impasti melodici tipici dell’atmosfera russa.